Rassegna storica del Risorgimento

1820 ; IRPINIA ; EMIGRAZIONE POLITICA
anno <1940>   pagina <36>
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36 Vincenzo Cannavtelh
dov'e(ra) sepolta la moglie, e lunga pezza rimane(va) in ginocchio sulla sua fossa, ch'ei chiama(ra) l'unica sua possessione!...
S'indebolirono dunque le sue facoltà mentali, perciò non deve troppo meravigliarci l'epiteto avvilente con cui lo ricorda il Mazzini*) in una lettera proprio di questo periodo, del 15 marzo 1836. Il DE CON­CILI fu costretto a recarsi a Parigi per consultarvi valenti medici e cer­care distrazione in quell'ampia e rumorosa città. E venne a trovarsi fra gH esuli illustri, cbe in parte egli già conosceva: Guglielmo Pepe, Teren­zio Mamiani, Pietro Giannone, Nicolò Tommaseo, Vincenzo Gioberti, Carlo Pepoli, Giuseppe Sirtori, Michele Amari, Pier Silvestro Leopardi, Francesco Paolo Bozzelli, Giuseppe Massari ed altri, i quali tenevano alto e rispettato il nome italiano. I bisogni e l'ozio, a cui i più di loro erano costretti, li faceva pure occupare di qualche cosa: studiavano, scrivevano e davano lezioni, correndo l'immensa metropoli per chilo­metri sotto il sole cocente, sotto la pioggia scrosciante, e la sera (tranne il Mamiani e qualche altro di abitudini solitarie) desinavano tutti insieme presso un trattore italiano, certo Paolo, nella Rue Le Pelletier in una sala riservata a loro soli, bassa da soffocarvi, a prezzi minimi minime pietanze, innaffiate da acqua di pozzo quando non era acqua della Senna, ma condite di evocazioni, di augurii, di evviva all'Italia e alla libertà2). IÌ E
Uomini - scriveva allora da Parigi il Tommaseo al Lambruschini dando con pochi tratti un quadro assai espressivo di quella vita di bohemiens uomini di nobile inge­gno costretti a privarsi del caffè, del tabacco, per non avere con che comprarlo, nomini, agiati un tempo, che vivono di patate e di latte, infelici che passano le notti d'inverno a tradurre, ravvolti in una coperta da letto per non morire di freddo.
E Terenzio Mamiani ci fa sapere una certa conversazione da lui avuta col Capo della Polizia di Parigi. Questi dicevagli:
... Sappia, conte Mamiani, che di parecchie emigrazioni rifuggitesi in Francia la migliore senza dubbio per moderazione di pensieri e onestà di portamenti è statala vostra (l'ita­liana); ed anzi vi apro ora un segreto... ed è che mentre ai miei impiegati riusciva bel bello di nobiliare qualcuno degli esuli dell'altre nazioni e tirarlo alla spiaggione presso­ché quotidiana, ciò non è stato possibile tra i fuorusciti d'Italia, nessuno dei quali né per carezze né per moneta volle imprendere quel sozzo mestiere.3'
Il citato editto di clemenza del 1830, tra i 293 sudditi cui apriva le porte del Regno, non comprendeva il Mi KOB ALLO, il MINICHIELLO, il
U Cfr. 6. MAZZINI, Epistolario, voi. IV dell'edizione nazionale. 2; Cfr. R. BAHBIEHA, La Principessa Belgiaioso (Milano, Txeves, 1902), p. 96. *) Cfr. T. MAMIANI, Parigi or fa cinquantanni, in Nuova Antologia, fase. 15 otto­bre 1881.