Rassegna storica del Risorgimento
1820 ; IRPINIA ; EMIGRAZIONE POLITICA
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1940
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Gli Irpini della rivoluzione del 1820 nell'esilio 37
LANZILLO ed LI CAPPUCCIO: tutt'e quattro li aggiunse a quell'elenco poco di poi Sua Maestà, accogliendo una loro pietosa supplica collettiva da Marsiglia. Mentre i due primi, sacerdoti, nel febbraio seguente rientravano nelle loro famiglie, gli altri due cercavano ancora i mezzi per eseguire il viaggio. FABRIZIO CAPPUCCIO, l'ex Gran Maestro della Vendita di Mirabella, rimpatriò, ma accompagnato da una nota riservata del Console di Marsiglia, la quale lo qualificava come un arrabbiato rivoluzionario che aveva vissuto in mezzo ai rivoluzionari fino all'ultimo giorno della sua partenza. Ed egli mostrò che quel giudizio non era esagerato quando qualche anno dopo, vuoi per lettere del Mazzini intercettate che provavano essere in corrispondenza con la Giovine Italia, vuoi per essere intervenuto, in Napoli a Posillipo, ad un banchetto di liberali, al quale parteciparono pure due giovani francesi emissari del Comitato di Parigi, incappò un'altra volta nei lacci della Polizia. *) RUBINO LANZILLO fissò in Napoli il suo domicilio, ma non avendo ne ivi, né in Serino mezzi di sussistenza e congiunti, domandò ed ottenne nel febbraio del 1833 di riunirsi al fratello Donato, esule non graziato a Tunisi. E in Tunisi lo rincontreremo. Rimpatriava da Marsiglia per l'editto del 10 giugno 1832 DOMENICO dei Baroni BRESCIA di S. Sossio di Senno, che nove anni prima era andato esule colà e vi aveva sposata Camilla Campanella, dalla cui famiglia oriunda italiana era stato ospitato e soccorso. s) H canonico VALENTINI invece, che aveva da Marsiglia ripetutamente implorata la grazia per gli acciacchi della salute, la deprimente miseria e la sua età avanzata, assicurando che la fatale benda che l'accecò nei 1820 si era lacerata ed egli aveva ormai conosciuto i suoi doveri di suddito fedele e di vero cristiano, fu escluso anche dall'indulto del 16 gennaio 1836 a proposito della nascita del Principe ereditario, non tanto perchè si era troppo esaltato sulle alture della natia Monteforte nelle famose cinque giornate, quanto perchè era stato ostinato nella terra d'esilio a presiedere conventicole settarie. 8) Escluso fu pure SEVERINO
1) Cfr. G. PALADINO, La congiura del monaco (1830~33), in Archivio stor. per le Pro. Napol. (Napoli, 1928, voi. XIV).
2) Lo avevo soccorso anche il fratello barone Giov. Battista, che in ripetute suppliche, del febbraio, marzo ed aprile 1831, presentate personalmente al Ministro della Polizia generale dichiarava di non poter più, carico di figli e privo di mezzi, somministrare il necessario ali esule.
s) Eppure il 3 luglio del 1830 aveva attestato Le chanoine Bonnafoux, cure de la Paroisse de S. Laurent a Morseille, crac nir. Francois Xavier Valentin!, pretre de Monteforte, attaché à no tre Paroisse en quali té de Protro habitué, depuis le moia de novembre dePannée 1829, y a tonjonrs remoli avec exactitude et edification Ics divers devoirs doni il y a été chargé et qu'il a toajonrs para jouir d'une bornie réputation . Contemporaneamente ciò stesso aveva attcstato Le maire de la ville de Morseille qua