Rassegna storica del Risorgimento
LAMBERTI GIUSEPPE
anno
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1917
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pagina
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294
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N. Campanini
lì Lamberti fuggì da Reggio sulla fine d'ottobre del 1823. Si trovava una sera nel palazzo Guizzardi presso la famiglia dei signori Iodi, fiiatolieri di seta, a cui apparteneva Giuditta, la donna amata da lui e dalla create gli nacque il 24 aprile del 1824 la sua dilettissima Sofia, quando fu avvisato che era ricercato dalla polizia. La prossima porta di S. Croce gli offrì rapido varco alla campagna, e, dopo una breve sosta a Mancasale, vicino a Reggio, e quindi a Pan-zano, presso Carpi, dove si trovavano alcuni poderi della famiglia, riparò attraverso la montagna bolognese in Toscana, abitando poi, secondo si può indurre da una lettera di lui, a Firenze e in Arezzo
Durante questi anni mai si fidò di tornare a Reggio; soltanto una volta si appressò alle mura, sospinto dal fervidissimo amore della sua bimba, ch'egli si contentò di guardare da lontano saltellare sul terrapieno di un baluardo, condottavi, secondo gli accordi, da un sicuro amico della famiglia.
Nel 1831, durante il brevissimo moto rivoluzionario, ritornò a Reggio; ma ne ripartì il 6 marzo colla colonna del generale Carlo Zucchi, incominciando da questo giorno il nuovo esilio. E perciò i cinque lustri memorati nell'iscrizione devono essere ripartili cosi : dall'ottobre del 1823 al febbraio del 1831, egli visse lontano da Reggio, restando in Italia; dal marzo del 1831 all'aprile del 1848, si recò e rimase esule in Francia.
Cadono per tal modo le supposizioni e le opinioni in contrasto; né varrebbe la pena di rilevare quella del Gloriati, se non la sostenesse con un ragionamento errato, poiché, confutando raffermazione del Saffi che lo fece emigrare nel 1831, dopo di avere citata l'autorità delle Memorie del Manzini, libro locale e speciale *, soggiunge : Se Giuseppe e Paolo si fossero trovati in patria nel 1831, è inverosimile che, col padre loro alla testa del Governo provvisorio e con l'amore di libertà onde fervevano da giovinetti, quelli animosi non avessero dato segno di vita.
E lo diedero infatti, segnalandosi virilmente. Poiché Paolo, che era rimasto a Reggio, ai primi moti del '31 si mise alla testa dei gio-vini rivoluzionari, e fu lui che, dopo la cattura di Ciro Menotti seguendo il consiglio di Giuditta Sidoli di dominare gli avvenimenti, si presentò capo di una Commissione al Governatore Ippolito Malaguzzi. E si bene lo aggirò che gli fece accogliere la proposta di formare una guardia civica a protezione dell'ordine e in difesa della città, tendendo alla sua sorpresa un agguato nel quale cadde lo stesso duca Francesco IV, che la sera del 5, al momento di fuggire da Modena, rispose approvando e lodando il provvedimento. Tardi il Malaguzzi s'avvide in quale insidia era caduto. Due giorni appresso Paolo si