Rassegna storica del Risorgimento
1820 ; IRPINIA ; EMIGRAZIONE POLITICA
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Vincenzo Canna/ideilo
tomba dell'estinta consorte. Cosi mentre le sue ferite ancora grondavano sangue per la perdita di quella santa compagna, gli venne meno anche il più fido amico nella terra dell1 infortunio. Del successivo suo tenore di vita si ha notizia in una riservata, in data 31 agosto 1844, del R. Console di Marsiglia, Ippolito Garrone, al Ministro degli Esteri in Napoli:2)
... mi affretto partecipare all'È. V. che le informazioni per diverse vie prese sol conto del rifugiato r. suddito LORENZO DE CONCILUS di Anellino, da molti anni qui domiciliato, sono perfettamente concordi ed unanime a lodarne la condotta tanto sotto il rapporto politico che morale. Anzi, da persona specialmente dedita a tenere in osservazione gli andamenti degli emigrati italiani, m'è stato assicurato che fin dalla morte del Marchese Nicolai di Canneto compromesso nella medesima epoca e per la medesima causa del De Conciliis, siasi questo interamente emendato; e quella esaltazione di principii politici che Io condussero a dover emigrare, siasi convertita in una moderazione e tranquillità cosi apparente, che gli ha attirato la deconsiderazione e '1 disprezzo di quelli fra gli altri emigrati che sonosi mantenuti ne' primitivi principii. Ciò però che non ammette dubbii è ch'egli vive ritirato in campagna, lontano da ogni consorzio, e col prodotto della pensione di franchi 90 mensili che gli fu concessa dal Governo francese, né mai ha dato motivo di attirar l'attenzione sia del Governo locale, sia di questo Consolato Generale...
Escluso ancora da quell'indulto fu D. LUIGI PALOMBA di Monte-sarchio, U. quale con la moglie, una francese che gli regalò in esilio sei figli, doveva ancora penare in terra straniera, per ventisette lunghi anni, fino alla Costituzione del 1848, quando finalmente poterono rimpatriare da Marsiglia anche il GIORDANO di Montefusco ed il cospiratore e attore principale dei moti avellinesi LORENZO DE CONCILI. Questi grandeggia senza pari su tutta la massa dei nostri esuli e perciò, pur avendone io discorso in un libro, non potevo trascurarlo nella rievocazione di costoro.
Con tale rievocazione di oscuri nomi ed oscuri fatti di oltre un secolo fa, intorno a cui nessuno ha mai parlato né scritto, io non ho inteso elevarli alla gloria. Nella costruzione dell'edificio del nostro Risorgimento i ricordati nel presente studio non sono stati né gl'ingegneri ideatori, né i capo mastri che hanno piantato le maggiori colonne, ma sono gli umili e pazienti operai, la cui opera, che logora le fibre, passa inavvertita. Io non ho voluto che rivendicare questo merito di tanti nostri conterranei, che strappati alle famigb'e immolarono la loro quiete, il loro benessere vivendo randagi di stenti e di umiliazioni per un ideale di liberta. Io mi lusingo di aver riparato, bene o male, una lacuna nella storia del patriottismo ir pino, di aver compiuto un dovere civile.
(Continua) VINCENZO CANNAVIELLO
l) Ivi, Esteri, Affari riserv., fase. 3729.