Rassegna storica del Risorgimento
LABINDO, PSEUD. DI GIOVANNI FANTONI
anno
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1940
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Umberto Valente
appunto il Fontani, e però fu rinchiuso nella cittadella di Torino il 15 febbraio di quell'anno, sotto l'accusa di eccitare il popolo ad insorgere contro i-francesi.
Ecco il documento che lo Sforza potè trascrivere dalle carte d'archivio:
Fantoni, poeta celebre, che all'alito dette rivoluzioni sempre accorreva conte a quello dei cadaveri il corvo, udita di questo moto piemontese si era tosto condotto nel paese e quivi faceva un dimenare incredibile contro il governo e contro la sua risoluzione, qualificandola di tradimento contro VItalia. Insomma, tanto disse e tanto fece che fu forza di cacciarlo in cittadella. Certamente egli amava molto l'Italia, ma egli era un cervèllo così fatto che se fosse stato lasciato fare, U manco che le (sic) sarebbe accaduto fora stato Fondar tutto sossopra n.
Cosi Labindo, che nel gennaio del 1799 era venato a Torino col proposito di indurre i repubblicani subalpini a congiungersi col resto d'Italia, affine di preparare la compiuta unione della penisola in un corpo di nazione , fu schernito, calunniato e perseguitato. Il generale Comandante Crouchy, scrivendo al generale Delnias 1*11 febbraio, giustificava l'arresto di Labindo Con la necessità di far rispettare i colori della repubblica ; in realtà volle mettere a prova l'indomito coraggio del poeta di Fivizzano.
Dopo alcuni mesi, il 3 maggio 1799, fu mandato in confino a Grenoble, donde fu poi rilasciato.
A Torino faceva ritorno il 26 settembre 1800, e cosi riassumeva il suo pensiero politico:
Vivrò fra Vire del destin contento soffrendo in pace gl'indivisi affanni: non fanno ai figli di virtù spavento morte e tiranni.
(AI prof. G. M. Lampredi, Ub. IV, DC). * UMBERTO VALENTI