Rassegna storica del Risorgimento

1849 ; TOSCANA ; CIRONI PIERO
anno <1940>   pagina <96>
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96 Libri periodici
capiteranno in buonu mano saranno preziosi, e, come colla nostra liberta ci siamo sempre comunicati i fatti che andavano accadendo, le nostre riflessioni, i nostri sentimenti, trovo che senza avere avuto un disegno noi scrìviamo le anecdote del secolo e singo­larmente dei paesi ove viviamo. Se verrà da qui a mille anni un nuovo Muratori ci stamperà. E qui Pietro soggiungeva e allora che comparsa vi farà l'autore dei Delitti e delle Panel (VII, p. 225). Ma a noi il carteggio interessa più per le anecdote, il costume e le notizie biografiche, che non per i passi (troppo numerosi) contro il Beccaria. Naturalmente non possiamo trovarvi informazioni segretissime, quali solo gli archivi diplomatici possono (ma, ahimè, in qual limitata misura!) darci (e, a questo proposito, osservava Pietro: Nello scriverti non posso esporti nemmeno la metà di quello che penso, perchè e il tempo che non è sempre libero, e il sistema della Posta mi contengono. Scrìvendo è come se ti parlassi dalla finestra alla pubblica strada) (IX, p. 139), ma, in compenso, troviamo migliaia di pagine, nelle quali il lettore si vede trasportato dall'analisi psicologica dei sentimenti e dei concetti che si evolvono in Pietro e in Alessandro, alle descrizioni dell'ambiente famigliare (tutt'altro che idillico), alle osservazioni sulla nazione milanese, romana e italiana, e sa quanto vi si opera, alle considerazioni sulla vita europea e sulle correnti di pensiero che vi si affermano, con un susseguirsi di orizzonti, dai più limitati ai più ampi, delizioso e fruttuoso, e quanto mai ricco di spunti e di motivi i più vari e impensati.
In questo decimo volume (comprendente le lettere dal 1 luglio 1778 al 29 dicem­bre 1779), accanto a notizie più curiose che importanti, quali recano anche le gazzette del tempo, e a pettegolezzi mondani, abbiamo pagine importantissime per compren­dere come, cogli anni, le posizioni inizialmente un po' aspre, riguardo a più di un problema, assunte dai due fratelli, siano andate modificandosi a tutto vantaggio di quell'equilibrio e di quella compostezza caratteristici dell'illuminismo italiano. ÀI disprezzo per il purismo subentra una attenta cura linguistica, all'odio pei romani giudizi più sereni sulla loro grandezza, alla illimitata fiducia nella ragione e nel rifor­mismo una più cauta considerazione non senza certa amara ironia verso il despotismo illuminato e la sua pretesa onnipotenza nel progresso delle nazioni. Ne scaturisce una riposata concezione dell'uomo e della vita, tollerante e relativamente serena, anche se qua e là non mancano considerazioni pessimiste: Pietro, già filosofo del piacere, si fa ora teorico del dolore come cagione d'ogni attività e progresso, e si rifiuta di ritenere buone le dottrine, con tanta sicurezza e baldanza diffuse dall'enciclopedismo: La vera filosofia è più cauta, conosce che l'errore si presenta molte volte sotto le apparenze seducenti della verità; che se il dubitare facilmente è da saggio, raffermare e dogma­tizzare facilmente è da incauto (p. 65), e si rifiuta di considerare il sec. XV111 secolo di lumi: Conta i mercenari che vanno a battersi nella Boemia, sul mare, e dove si voglia per una disputa che loro è estranea, assassini stipendiati e pronti a slanciare il piombo nel cranio di chiunque venga loro indicato, e calcola il grado di ragione del secolo XVIII (p. 66). Non già che Pietro sia pacifista, anzi ha pagine addolorate per le cattive prove fornite dai militari italiani a servizio dell'Austria nella piccola guerra di Baviera, ma, come il fratello, ritiene inutile e incivile che si metta l'Europa a soqquadro per i dubbi interessi e l'ambizioni di alcune famiglie, che si arrogano il privilegio di promuovere il progresso in nome di una ragione sovente vuoto termine, giacché, come osserva Alessandro (assai più focoso di Pietro, anche nelle espressioni, a causa della più giovane età) e la ragione è una meretrice ora screditata, ora in fortuna, e la più piccola delle passioni ha un impeto più esteso di lei (p. 269). Lo puntate contro il sensismo sono frequenti in. queste pagine, e parimenti quelle contro il sistema peda­gogico del Boussean, né è a dire che Pietro parlasse senza esperienza di educatore, perchè, come si desume da alcune lettere, che sono veri trattati di puericultura e di pedagogia infantile, egli era preoccupatissimo e vigilantissimo di allevare i figlioli Texesina e Sandrino combattendo tutti i pregiudizi. Il che rendeva ancor più aspri i rapporti coi genitori e coi fratelli cadetti, per ragioni d'interesse e d'incompatibilità