Rassegna storica del Risorgimento

LAMBERTI GIUSEPPE
anno <1917>   pagina <300>
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N. GampfflMi/i
il quale scrisse di lui che per tenace amore di setta operò nel *4 a scindere in due parti il suo paese . La censura traeva motivo prin­cipalmente dall'accusa fatta al Lamberti di avere partecipato ai moti di Livorno, onde l'imprigionamento nella notte dal 3 al 4 settembre a Firenze, dove aveva riparato allontanandosi da Reggio, e il conse­guente bando dalla Toscana <? senza formole di giustizia, senza lega­lità, senza riguardi, alla turca 1 , mentre aveva ricusato formal­mente di accettare Tesiglio e aveva chiesto regolare processo .
Questo egli scrisse in una lunga e tenerissima lettera alla sua Sofia da Arezzo in data del 12 dello stesso mese; e in questa me­desima lettera dopo avere amaramente ma senza rancore osservato: ecco le ovazioni, le feste, le accoglienze fraterne, che aspettano noi poveri martiri in patria , soggiunge : ti giuro sull'anima dei povero mio padre che sono estraneo affatto ai moti di Livorno e che li ho pubblicamente e per tutto disapprovati .
Queste parole sono la propria discolpa per coloro che negano nelle anime devote al Maestro la virtù operatrice della sua dottrina, dimen­ticando come egli pensasse che senza unità non poteva essere una nazione, non poteva essere né sicurezza né forza.
Il popolo è solo sovrano, scriveva il Lamberti, bisogna consul­tarlo, il Municipio gli dia tutte le larghezze possibili ; ma dalle plebi avvilite nella secolare servitù di Re e dì Principi che mai si poteva sperare ? Se in pochi anni si può incivilire V intelletto di un popolo non bastan secoli a incivilirne il carattere; e il Lamberti che, par­tendo da Parigi, dubitava e temeva, giunto in Italia, vide dileguarsi prontamente le sue illusioni, ma non disperò, e ritemprò la fede nel pensiero e nell'azione; il pensiero, che senza l'azione è nn mi­raggio vano ; l'azione, che senza il pensiero è uno sforzo perduto.
N. CAMPANINI.