Rassegna storica del Risorgimento

MODENA ; GIORNALISMO
anno <1940>   pagina <996>
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Leocadia Dalzini
come interpretazione del più. schietto pensiero italico, sia traendo dalla Gazzetta d'Augusta la facile conclusione che la Germania si faceva un punto d'onore nel sostenere l'Austria contro l'Italia e tralasciando di specificare che questo eia soltanto un voto dei vecchi diplomatici e non della Germania liberale, la quale nutriva profondo rispetto per le giovani nazionalità risorgenti.
Alle notizie di guerra la redazione riservò sempre uno spazio in terza o quarta pagina; iniziate col n. 5 si fecero via via più. numerose e più ampie, soprattutto dal n. 10 col quale fu cominciata la pubblicazione di notizie ufficiali tolte da rapporti inseriti nella Gazzetta Piemontese e di bollettini o lettere estratte dall'Italia Centrale, dall'Indipendenza Italiana e dalla Gazzetta di Venezia. Quando si trattò di segnalare una vittoria austriaca dai giornali italiani non ancora annunciata non esitò a servirsi dei bollettini nemici, come nel n. 26, in cui annunciò l'occu­pazione di Feltre e di Bassano, per mezzo dell'ottavo bollettino di Innsbruck pubblicato dalla Gazzetta Ticinese. Mai Palmieri nell'ora delle vittorie piemontesi aggiunse una sua paiola di plauso, ma si limitò sempre a un'arida cronaca e certe volte giunse a insinuare dubbio sulla loro veridicità. Cosi, quando dopo la vittoria di Goito e la resa di Peschiera tutti i giornali erano pieni di resoconti elogiativi per le armi sarde, egli, che pur amava tanto raccogliere notizie, non attinse da nessun giornale, ma, caso strano, parlò di sua iniziativa e quasi a mostrare la sua incredulità nel n. 22 del 5 giugno stampò una protesta perchè non si era ancora riusciti a organizzare un servizio regolare per la pubbli­cazione di veri bollettini di guerra, quindi in una noiosissima disqui­sizione impartì insegnamenti sul modo di comporre bollettini autorevoli.
Con la sua opposizione ai liberali tutti senza distinzione, fossero repubblicani, federalisti o monarchici costituzionali, il Diario lasciò intendere il suo pensiero politico che mirava a una restaurazione del ' Governo assoluto estense. Per meglio nascondere le sue speranze volle rimanere estraneo alla questione cui tanto posto consacrarono i giornali liberali, cioè la forma di Governo da darsi al paese, tuttavia, perchè un silenzio assoluto non denunciasse le sue aspirazioni, uscì talvolta dalla neutralità dietro la quale si era trincerato e combattè o sostenne l'uno o l'altro partito. Cosi lo troviamo via via antirepubblicano e federalista, quando l'idea monarchica era nei voti di una scarsa minorità, *) poi
Ji) Nei n. 4, 7. 9,11, appoggiò Pietro Or talli, fautore di una lega federale tra i vari stati italiani, nella polemica che sostenne contro Erio Sala, Michele Miani, Ludovico BoscUini iquali ai n. 2, 4, 7, dell' Indipendenza Italiana appoggiarono una aggregarono al Piemonte.