Rassegna storica del Risorgimento
MODENA ; GIORNALISMO
anno
<
1940
>
pagina
<
1001
>
/ giornali politici modenesi* ecc. 1001
e ordinò la materia in una parte non ufficiale comprendente l'articolo di fondo e altri scritti di attualità e in una ufficiale che continuò l'ufficio dei soppressi bollettini. L'ultima parte fu riservata alle notizie dei vari Stati italici "ed esteri ricavate da lettere private o dai fogli contemporanei quali La Patria, Gazzetta Ticinese, Gazzetta di Venezia, Rivista di Firenze, Pio IX, Contemporaneo, Pensiero Italiano, Epoca. Un posto particolare occuparono le notizie della guerra, talvolta bollettini ufficiali, più spesso corrispondenza diretta dal campo. La direzione che esordì col proposito di modellare il proprio giornale sul Risorgimento di Cesare Balbo, nell'appendice del III bollettino invitò i cittadini
a collaborare e a discutere nel negozio Zanichelli nel quale si sarebbe tenuto un circolo per quanti volessero scrivere nel giornale sul modo di trattare le più importanti questioni di ordine pubblico.
A base della sua concezione politica L'Italia Centrale pose l'unione, ma, benché non le sfuggisse che sarebbe stata il fondamento della futura forma di Governo, si servi di essa con uno scopo morale e sociale, non politico. Vissuta infatti nel periodo torbido della prima rivoluzione, quando varie correnti di pensiero e d'azione si urtavano nella città, mentre il Diario approfittava delle divisioni dei cittadini per gettare negli animi il seme della discordia, svolse un'opera conciliativa per cui cercò sempre di calmare i contrasti, di riparare alle scissioni e finse perfino di ignorare l'esistenza dei partiti. Così estranea agli odii e alle ire di parte fu il giornale ufficiale del nuovo Governo, come la Vóce della Verità era stata quello dell'antico, ma mentre questa
obbrobrio eterno di tutta Italia, aveva suscitato tante immoralità in chi guidava allora la cosa pubblica e di molto disonore aveva coperto il nome dei Modenesi diffondendo tra essi per tanti anni la bestemmia
essa si propose di dare ai suoi concittadini il modo di rigenerarsi nella parola. A quel suo amore di concordia e insieme al desiderio di non urtare l'opinione pubblica indirizzando verso un sistema nuovo gli animi ancora troppo affezionati all'antico o forse già vagheggiami proprie aspirazióni, si deve se mantenne dapprima un carattere genericamente liberale, moderato, senza nessuna tendenza politica spiegata in senso determinatamente federale o unitario, e se concesse le sue colonne a quanti erano animati da un sentimento di indipendenza fossero monarchici o repubblicani. Per esso, benché indubbiamente monarchicaalbertista non sostenne mai direttamente la fusione col Piemonte, per esso ancora, benché antirepubblicana convinta, fu la sola