Rassegna storica del Risorgimento

MODENA ; GIORNALISMO
anno <1940>   pagina <1005>
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I giornali politici modenesi, ecc. 1005
negli stessi giorni in cui i mazziniani con un indirizzo ingiurioso li invi­tavano ad accettare una commissione, pure permanente, composta di dodici cittadini a scelta popolare. *> Ora il Governo rifiutò quest'ultima proposta, nella quale era facile scorgere una mena di chi voleva mandare a monte la fusione, ma neppure accettò il consiglio deW Italia Centrale, mosso invece dal desiderio di ordinare la cosa pubblica per facilitare il compito al Governo piemontese che doveva tra poco sottentrare al Provvisorio. Va ancora notato che le critiche al Governo furono più severe soprattutto negli ultimi tempi della sua vita, quando più ci si aspetterebbe una parola di lode e di ringraziamento. La contraddizione è facilmente .spiegabile se si pensa che l'unione al Piemonte coincideva nell'opinione pubblica con la transizione dal permanente al provvi­sorio e il perdurare di quest'ultimo stato faceva dubitare che servisse a nascondere la speranza di un ritorno all'antico sistema.
Neil'Italia Centrale si avverte un fremito d'idee nuove, un desi­derio di riforme, un bisogno di risanamento civile e morale; essa rispec­chia tutto quel movimento politico, sociale, economico, letterario che già da qualche anno si agitava in Piemonte, in Toscana e nello Stato Pontifìcio, ma che nel Ducato Estense era stato sino ad allora soffocato dal più intransigente assolutismo. Favorì gli Ebrei, che in ricompensa del contributo finanziario recato alla guerra, con decreto governativo del 10 aprile erano stati ammessi agli esercizi di tutte le cariche; *) si fece interprete di quel movimento femminile che si andava allora in Italia accennando e che, riconoscendo l'influenza grandissima della donna nella vita nazionale, sosteneva aver essa diritto a una educazione e a una cultura superiore; ricordando ai possidenti di terre l'obbligo della istruzione dei loro coloni, cercò di attuare quel miglioramento delle classi agricole per cui uomini generosi già si erano inutilmente adoperati sotto il Governo ducale; predicò rispetto al popolo, ne riconobbe i diritti e a sollievo e insieme a premio delle famiglie abbienti gravate da nume­rosa prole propose alcune riforme con spirito molto vicino alla conce­zione moderna. Fu adunque il giornale dei tempi nuovi, tuttavia non riuscì a spogliarsi del passato al punto da rinnegarlo completamente; protesa tutta verso l'avvenire, andò però rovistando tra il vecchio putridume per vedere di rigenerare le immoralità e di rimarginare le piaghe per ricavarne qualche cosa di buono.
l) N. BIANCHI, op. cit H, cap. IX, p. 125.
3) Forse questo contributo non fa così generoso come il Governo fece apparire; i vedano i numeri 18 e 15 dell'Italia Centrale, 30 e 37 del Giornale di Reggi.