Rassegna storica del Risorgimento

MODENA ; GIORNALISMO
anno <1940>   pagina <1008>
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Leocadia Dahini
Pontifìcio è già scomparsa, sostituta da quella di aggregazione al Pie­monte; permane invece 1' ipotesi di unione con la Lombardia. La fusione coi Lombardi, col miraggio della aliale i repubblicani cercarono di distogliere dalla dedizione alla Monarchia sabauda, attrasse per un certo tempo i popoli del Ducato, tanto che Giovanni Vecchi,l) ancora nel n. 14 dell'8 maggio, pur riconoscendo che il più maturo consiglio sarebbe stato quello di unirsi con Carlo Alberto, soggiungeva che
il dettino dei Modenesi per larga continuità di suolo, per geografica posizione, per interessi comuni, per indole d'abitanti era unito a quello dei Lombardi anche se questi avessero formato un regno da soli.
Ma ben presto la corrente albertista antirepubblicana soffocò del tutto quella lombarda; nel numero seguente del 10 maggio infatti il Bosellini dichiarò la volontà di unirsi a Milano una proposizione pericolosa e più di ogni altra illiberale e sostenendo la necessità di una sollecita fusione col Piemonte scartò per sempre la possibilità di una Repubblica Cisalpina tra Lombardia traspadana e cispadana.
L'Indipendenza Italiana, come UItalia Centrale, rispecchia l'ideale politico del partito liberale nel 1848, per il quale la costituzione di un regno subalpino rappresentò la massima unità cui potesse allora tendere il popolo italiano. Basta a questo proposito sentire il Bosellini nel n. 12 del 3 maggio:
Quanto al formarsi dell'Italia dal Lilibeo al Brennero in un solo Stato, anzi in una sola Repubblica è un'illusione storica che non è più possibile possa avverarsi per le mutate condizioni di tempi. Le divisioni naturali d'Italia riprendono un'importanza grandis­sima per chi ne saprà comprendere gli unici e le attitudini per il comune bene d'Italia.
Queste divisioni naturali la cui necessità era considerata indiscu­tibile e che tanto ostacolo posero al formarsi dell'unità italica, erano variamente interpretate; triplici per il Bosellini che, come vedemmo nel n. 10 dell'Italia Centrale, ne ricavò una triplice ripartizione della peni­sola, duplici per Angelo Rovighi che nel n. 11 dell' Indipendenza Italiana
l) G. VECCHI (Chiozzadi Reggio E. 1805Modena 1885). Prese parte ai moti del 1831 e fu in relazione con affiliati della Giovine Italia; ebbe parte attiva nella rivolu­zione del 1848 e contribuì a concludere la fusione di Modena e Reggio. Nel 1859 fu eletto deputato del II Collegio di Scandiano, indi chiamato dal Farmi a far parte della Pub­blica Istruzione, come Provveditore agli Studi per le Provincie Modenese e Reggiana rese segnalati servigi all'amministrazione scolastica. Fu anche poeta assai lodato dai contemporanei*
Vedi: Panaro, Gassetta di Modena, n. 358 del 30 dicembre 1885, Cenni Commemo­rativi; A. NAMIAS, Parnaso Modenese, Modeua, 1880* p. 97; G. CANGVAZZI, Lettere di N. Tommaseo a un corrispondente Modenese, nella Rassegna Storica del Risorgimento, a. VI, fase. IV ottobre-dicembre 1919, pp. 619-644.