Rassegna storica del Risorgimento
RUSSIA ; MAZZINI GIUSEPPE
anno
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1917
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pagina
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308
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308
N. Bella Seta
dell'Italia, Alessandro Araphiteatroff, al suo primo ritorno dall'esilio siberiano.
Il Miliukoff e l'Amphiteatroff ignorano, forse, che il Mazzini fu uno dei primi a predire il destino della nuova Russia.
Lo scritto del Mazzini, del 1832, intitolato Dell'Ungheria, è ancora degno di nota. Con qualche variante, tenuto conto delle particolari circostanze dei tempi, vi si trova accennato, incidentalmente, quanto ai nostri giorni sul moto espansivo della Russia ha scritto Giorgio Sorel. La Russia - la Russia degli Czar - vi è prospettata come una minaccia, dal Nord, per l'Europa, non solo pel principio assolutista, personificato nel suo regime, ma, volgenti a Costantinopoli, per le mire imperialistiche del panslavismo.
La Russia - scriveva emancipata dagli ostacoli che impedivano il suo cammino, con un dominio che indirettamente si estende alla Moldavia, alla Valacchia, alla Bosnia, alla Bulgaria, alla Servia, sta di fronte all'Europa meridionale e centrale, tendendo all'Adriatico per l'Herzegovina e al Mediterraneo per la Grecia, che una influenza sopravvissuta a Capo d'Istria le fa sperare alleata un giorno; aspirando all' Ungheria, alla Transilvania, alla Dalmazia e alla Croazia e minacciando di sollevare con una chiamata generale la razza slava che freme in Boemia, in Gallizia, nelle Provincie illiriche e su tutta quasi la superficie dell'impero austriaco. Quasi avvertimento dato all'Europa la popolazione della Russia aumenta rapidamente e in una progressione straordinaria. Quaranta anni daranno alla Russia cento milioni d'abitanti (III, 174-5).
Chi credesse esagerate queste preoccupazioni del Mazzini, che ammoniva doversi respingere il Busso nei suoi geli (I. 292), non ha che a leggere le rivendicazioni dei banditori del panslavismo, dal Khomiakov (1802-1860), il vate della dottrina, ai Danilevsky ( 1822-1885), il codificatore, al Pobédonostzeff, il famigerato esecutore, il moderno Torquemada, il procuratore generale del Santo Sinodo.
Alexis Khomiakov cantava la missione divina della Russia nella riunione di tutti gli Slavi ricondotti alla religione ortodossa e vedeva l'aquila imperiale distendere le ali e aguzzare gli artigli per la conquista e la difesa di lutti i suoi figli, dalle nordiche steppe ai Carpazi.
Però il pericolo del panslavismo non turbò il Mazzini sino al punto da non. fargli riconoscere, serenamente, la importanza del moto slavo. Anche in questo risalta, radicale, la diversità della sua veduta da quella del Carlyle. Mentre, conforme alla sua concezione individualistica