Rassegna storica del Risorgimento

MAYER ENRICO ; SISMONDI, JEAN CHARLES L?ONARD SIMONDE DE
anno <1940>   pagina <1024>
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1024 Giuseppe Calamari
repubblicano per tutti i paesi e sopra tutto per l'Italia, si sarebbe adattato anche alla Monarchia se un re di Piemonte o di Napoli, per esempio, avesse dato a questo prezzo un nucleo di esercita o di arsenali. ' )
Anche nei Conseih aux Refugìùs, scrìtti dopo la infelice spedizione della Savoia del febbraio 1834 e per i quali i rapporti fra lui e il Mazzini dovevano definitivamente troncarsi, il Sismondi riaffermò questa sua convinzione, consigliando i rifugiati di riunirsi liberamente al primo di quei principi che fosse entrato nelle vie costituzionali.
Già alcuni esuli amici del Sismondi, tra cui Filippo Ugoni, sebbene entusiasti dei principi con tanto talento espressi nelle Paroles d'un Croyant del Lamennais, che, avendo abbandonato la Chiesa, era passato nella democrazia più avanzata, sarebbero stati tuttavia disposti a contentarsi di una costituzione monarchica, e per ora limitata anche ad ima sola parte d'Italia, dove non temessero di essere ingannati, come tante volte lo erano stati (vedi Luigi Filippo), da un re.2) Essi difatti, avevano incominciato a nutrire qualche illusoria speranza nel giovane re di Napoli, Ferdinando II, il quale agli inizi del suo regno aveva manifestato delle Buone intensioni da sembrare a Carlo Alberto che avesse effettivamente accettato di capitanare l* impresa italiana.
Ritornati poi in Italia, il Mayer a Livorno attraverso Bastia il 17 febbraio, e il Sismondi a Valchiusa alla fine dello stesso mese del 1836, mantennero, i due, cordiali rapporti e non mancarono di visitarsi e di discutere sui loro studi e sulle loro idee. In data 7 marzo (lett. 1) il Mayer, scrivendo allo storico, dopo avergli chiesto notizie circa il suo ritorno, atteso da tutti gli amici del gruppo fiorentino Capponi, Lom-bruschini, Ridolfi, ecc. e la salute della sua nepote, Enrichetta Forti sposata al dott. Carlo Desideri, lo informava che le sole sue occupazioni erano state quelle della scuola di mutuo insegnamento e dell'Asilo d'infanzia, che egli, ritornato con accre­sciuta esperienza, aveva constatato, con soddisfazione, che andavano bene, con l'au­gurio che Pescia non sarebbe rimasta indietro dal resto della Toscana, in quanto la presenza dello storico, della moglie Jessie e delle cognate Emma e Fanny Alien, si sarebbe senza dubbio distinta per questa beneficenza attiva che li caratterizzava.
Di una seconda lettera del Mayer, del 30 settembre 1836, non inclusa nell'Archivio Sismondi, abbiamo notizia da una risposta in data 10 ottobre successivo, nella quale il Ginevrino, dopo avere ricordato la visita fatta a lui dal Vicusseux, dal Lambruschini e dal Ridolfi, rivela che, riguardo alla visita del Mayer a Sarzana, troppo egli pretende, volendo trovare in chi vive del lavoro delle proprie braccia una perfezione morale che non si trova a questo mondo. Lo so prosegue il Sismondi mangiano ciò che guadagnano: ma se vi h vizio, vi è pure una certa virtù in quel lasciar correre. Non avvi forse altrettanto vizio che virtù unita all'opposto sentimento, allo spirito calco­latore, al desiderio di cumulare, alla lotta continua dell'interesse individuale contro l'interesse di tutti, che caratterizza il popolo americano?. Concludendo, dice di prefe­rire i Toscani, e avverte che, se non dobbiamo rinunziare a correggere ogni difetto e ogni vizio, non dobbiamo neppure lusingarci di condurre le masse a quel giusto equilibrio morale che raramente raggiunge qualche individualità distinta. 3)
A questa lettera il Mayer risponde in data 5 novembre (lett. 2), riaffermando la sua fede nella educazione e nel miglioramento morale delle classi inferiori e ribadendo
J) MAZZINI. Ediz. Naz., voi. Ili (Politica II), pp. 1-23 (corrispondenza con Sismondi).
2) G. CALAMARI, Opt di., p. 641.
a) A. LINA K EH, Op. cit., voi. I, p. 358.