Rassegna storica del Risorgimento

BOCCHECIAMPE (DE) PIETRO ; BANDIERI (FRATELLI)
anno <1940>   pagina <1028>
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1028 Tito Baitaglini
vigilanza su questo stesso Comune e la prego di attendere te ulteriori notine. Nel poscritto si legge: La prego di mandarmi copia di questo rapporto che ho dettato senza fare minuta.
La notizia fu come un fulmine a cielo sereno per le autorità territoriali della regione, al buio fino allora dello sbarco, contrariamente a quanto afferma a sua discolpa il De Boccheciampe nella propria autodifesa. Infatti subito il e Comandante delle Armi nella provincia di Calabria dira colonnello Raffaele Zola, riferì al Comandante Generale delle Armi di qua dal Faro in Napoli lo sbarco avvenuto secondo le infor­mazioni inviate dal sotto intendente di Cotrone. Questi a sua volta, non perdette tempo e prese d'urgenza le misure necessarie: si affaretto a riunire e ad inviare gendarmi e guardie urbane nella località indicata dal De Boccheciampe per la cattura degli sbar­cati. Si può perciò ritenere che senza la denunzia del De Boccheciampe i fratelli Ban­diera con i compagni si sarebbero potuti avviare verso la Sila per raggiungere la costa tirrenica, come avevano deciso di fare cercando scampo sopra qualche imbarcazione col fare ritorno possibilmente a Corfù.. Il De Boccheciampe, conscio della gravità della sua denunzia, chiese al sottointendente di essere richiuso nelle carceri, anziché lasciato nella locanda, ove era stato messo sotto vigilanza, per esser più sicuro di non venir trucidato dai suoi compagni traditi.
H sottointendente Bonafede non corse lui, come aveva preannunziato nel dispac­cio menzionato, bensì diede ordine al capo urbano di Belvedere di rintracciare con le sue guardie a cavallo e con quelle di Spinelli i sediziosi sbarcati per attaccarli ed arre­starli. Questi si avviò verso il Neto, dividendo i suoi in due gruppi. S'incontrò con lo stuolo dei fratelli Bandiera, che procedeva nascosto fra le alte biade, e avvenne un conflitto conscarica di fucileria, in cui cadde ncciso il capo urbano e ferito un gendarme. I Bandiera con i compagni sostennero in giudizio di non aver fatto fuoco, perchè non avevano, sfiduciati com'erano, interesse di compromettere maggiormente la loro posi­zione con la resistenza cruenta alla forza pubblica. Perciò si può ritenere che le guardie urbane, nascoste fra le siepi della strada, si siano sparate fra loro, oppure che la sca­rica, come si disse anche, sia partita da un gruppo di banditi locali contro le guardie che si diedero alla fuga.
Proseguendo i fratelli Bandiera con i compagni la loro ritirata verso San Giovanni in Fiore, stanchi, avviliti, affamati, sitibondi si fermarono ad una fontana, che avevano alfine trovata in contrada Strangola; e mentre si rifocillavano alla meglio e si rinfre­scavano, furono assaliti da un'orda scalmanata e furibonda di gentaglia, in gran parte armata, incitata e guidata dal capo urbano locale. L'eroico drappello dei fratelli Ban­diera, sorpreso e maggiormente sfiduciato, non oppose resistenza, né sparò, come nel precedente scontro, colpo alcuno di fucile; mentre dalla marmaglia reazionaria si fece fuoco per cui due degli sbarcati, il Miller, finanziatore della spedizione, e il Tesei rima­sero uccisi e tre feriti, fra i quali Emilio Bandiera, che si slogò un braccio. Fra insulti, violenze, depredazioni, i fratelli Bandiera con i generosi seguaci furono catturati. Il De Boccheciampe fa tradotto di notte da Cotrone a Catanzaro per essere inter­rogato da quell'intendente. In un dispaccio del Comandante delle Armi di Cosenza diretto al Comandante Generale in Napoli, si apprende che il De Boccheciampe fu fatto accompagnare a Napoli, perchè richiesto dal Ministro di Polizia, Del Carretto. Nel retro­scena di tale richiesta, affatto sconosciuto, sta la prova principale del tradimento del De Boccheciampe, giacché questi, contrariamente a quanto credono gli storici tuttora, fu condotto dal Ministro di Polizia a sua richiesta per poter fare ri votazione e dare più precise informazioni, come si pad constatare dalla sua lettera autografo, che trascrivo. Essa è