Rassegna storica del Risorgimento
EMIGRAZIONE POLITICA
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1940
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Libri e periodici 1035
eoa relativa rapidità, verso la Corte russa partì nella seconda quindicina di luglio da Torino e giunse a Pietroburgo nella prima del mese seguente , suo fratello Carlo* che l'aveva sostenuto strenuamente nella lotta per il riconoscimento del nuovo Gran Maestro, s'improvvisava paladino dei beni dell'Ordine confiscati dal Governo rivoluzionario installato da Bonaparte in Piemonte. Molto intrigò, usando anche la corruzione, ma non ebbe miglior risultato, che quello di tirarsi addosso l'attenzione della polizia repubblicana, alla quale si sottrasse fuggendo prima a Pavia, e poi a Piacenza, dove lo troviamo ancora tra il 1801 e il 1802 (pp. 110 e 115), doglioso degl'insuccessi, ma fregiato del titolo di ricevitore delegato del Priorato di Lombardia. L'altro parente, Luigi, uscito, probabilmente, di carica per il contegno ostile al riconoscimento di Paolo I tenuto nella tornata capitolare del 2 maggio 1800, scompare nell'ombra.
Felice, invece, ricevuto dallo Zar a Gatschina il 17 settembre 1800, fu connato di onori, nominato Ministro rappresentante dell'Ordine presso S. M. Sarda, ricevitore in titolo del Gran Priorato, e commendatore della grazia magistrale di Vercelli. Singolare ed edificante l'istruzione per lui stilata il 20 novembre dal Gran Cancelliere conte di Rostopchin, che ben manifesta (pp. 88-89) i criterii e gli scopi che si era fìssati Paolo I procacciando la sua elezione a Gran Maestro dell'Ordine. S'inculcava al Cacherano che hi sua missione era entièrement subordonnée a quella del Ministro russo presso il Re di Sardegna, da cui doveva, in ogni circostanza, prendere l'imbeccata, limitando, in ogni modo, la sita azione a forzare, mediante l'autorità del Re, la renitenza di qualche cavaliere di fronte alla nuova legislazione dell'Ordine sancita da Pietroburgo, e a sostenere le immunità giudiziarie dell'Ordine stesso. Doveva poi, nella sua qualità di ricevitore del Priorato, tenere esatta contabilità dei beni e delle rendite, e mandarne un rendiconto trimestrale in Russia. Gli si concedeva l'onore d'inviare direttamente all'Imperatore e Gran Maestro i rapporti, ma a patto che non toccasse argomento estraneo alla conservazione dei beni e dei diritti a lui confidati.
La missione del Cacherano fu tutt'altro che felice. Spacciato dalla Corte moscovita il 10 dicembre, arrivò a Venezia nel febbraio dell'anno seguente, ma non gli fu possibile raggiungere quella sarda, perchè in questa dominavano scrupoli religiosi, n on essendosi ancora dichiarato il Papa intorno all'elezione dello Zar a capo di un Ordine religioso cattolico. Per evitare, a ogni modo, un diretto contrasto con un sovrano cosi potente, il conte Chialambert consigliò al d'Osasco di rimanersene a Venezia con pretesti di salute, o di timore d'incappare durante il viaggio in pre-sidii francesi (pp. 90-91). Naturalmente, la condotta del nostro non riuscì gradita a Pietroburgo: a trarlo d'impaccio sopraggiunse, nella notte tra 1*11/23 e il 12/24 marzo 1801, la morte di Paolo I. Breve tregua, perchè subito dopo egli fu riconfermato nelle sue cariche dal Supremo Consiglio dell'Ordine, al quale lo Zar Alessandro rimise, com'è noto, la direzione degli affari monastici, e informato di nuove istruzioni (pp. 9295). La situazione si era fatta ancor più delicata, ora che Alessandro non intendeva occupare, a sua volta, l'alta carica magistrale lasciata vacante dal predecessore. Atto di fine politica, col quale metteva termine alla stravaganza dell'investitura in uno scismatico di un alto grado della gerarchia regolare cattolica, ma non cessava di voler esercitare una diretta influenza sull'Ordine. Il comm. de Maisonneuve Gran Cancelliere dei Gerosolimitani, scrivendo al Cacherano il 17/29 marzo, ripeteva con energia che lo Zar avrebbe continuata la protezione all'Ordine, e mantenuto il Gran Priorato di Russia fondato dal predecessore a solo patto che d'Bompesch, celiti, qui ' pae su defendre Malte, e di cui si aveva nna regolare dimissione, fosse stato unanimemente sepolto nell'oblio. I punti principali della politica imperiale in materia erano i seguenti: negoziati con le varie Corti per enlever Malta à laute grande Puissance maritane, e ridonarla ai deboli e protetti Cavalieri, convocazione di comune accordo di un Capitolo generale per l'elezione del Gran Maestro, sottomissione di tutte le Lingue e di tutti i Priorati ai decreti del Sacro Consiglio costituito a Pietroburgo.