Rassegna storica del Risorgimento

EMIGRAZIONE POLITICA
anno <1940>   pagina <1044>
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1044 Libri e periodici
processi di Venezia, oppure ai processi di Milano. E sa questo criterio dobbiamo naturalmente convenire.
I corrispondenti del Mozzetti, per quel che riguarda i processi di Venezia, sono: il viennese Leopoldo Plenciz (una lettera), il celebre Antonio Salvotti (23 lettere), il rovcrctano Antonio de Rosmini (35 lettere), l'austriaco Luigi Roncr (4 lettere), i tren­tini Quirino Chiesa (9 lettere), Domenico Berti (19 lettere), Giuseppe Benoni (7 lettere), e Giuseppe Tosetti (una lettera).
I corrispondenti, per quel che riguarda i processi di Milano, sono: Leopoldo Plen-ciz (3 lettere), il viennese barone G. B. Piigram (una lettera), l'emiliano Luigi Salvioli (una lettera), il trentino Antonio Domenico Garzctti (una lettera), il lombardo Francesco Della Porta (2 lettere), il milanese Francesco Nicolò Silva (una lettera), il trentino Paride Zajotti (4 lettere), il rovcrctano Francesco Degli Orefici (24 lettere), il trentino Michele de Manghin (6 lettere), il rovcrctano Giacomo Marinelli (13 lettere), Antonio Salvotti (26 lettere), Angelo de Rosmini (14 lettere), Quirino Chiesa (6 lettere), Giuseppe Bcnoni (16 lettere). Luigi Roncr (5 lettere), Domenico Berti (4 lettere) e il tirolese Giuseppe de Inuma (una lettera)
Di alcuni di questi documenti viene dato soltanto il regesto: di altri viene pubbli­cata solo la parte che può interessare lo storico. E su queste omissioni e lacune diremo più oltre il nostro parere.
Naturalmente i vari corrispondenti o meglio, le loro lettere, non recano eguale contributo alla conoscenza dei protagonisti delle carte processuali, e cioè dei patriotti che furono sottoposti olle tenaci inquisizioni, ai tormentosi interrogatori, alle sfibranti inchieste. È chiaro che non soltanto dal numero delle lettere, ma anche dalla persona­lità del corrispondente, dipende la diversità dell'apporto. Basterebbe ricordare che uno di questi apporti è dato dal Salvotti, personalità di primo piano, che noi vediamo spesso citato anche nell'epistolario di altri corrispondenti.
Costoro ricamano, per cosi dire, intorno all'ufficio che esercitano, si confidano le loro pene di burocrati, i loro sospiri di aspiranti a promozioni o ad onorificenze; e da questo loro intimo e amichevole parlare nascono confidenze a proposito del contegno di questo o di quel patriotta inquisito, si deducono notizie che messe in rapporto, con altre risultanze illuminano meglio la scena in cui appaiono i martiri gloriosi, e giovano pertanto a cogliere certi significati e certe sfumature che difficilmente si potrebbero trarre da oltre testimonianze o da documenti ufficiali.
Fra l'altro, lo stile quasi sempre freddo ed austriacamente naturale di queste lettere giova, forse più di un caloroso parlare, a farci sentire in quale atmosfera respi­rassero i processati, e quale lotta essi ebbero a sostenere sotto gli occhi e le interro­gazioni di tali fedeli agenti della giustizia imperiale.
Si parla, per esempio, di mettere alle mani del detenuto, anche se di famiglia distinta, le sue brave catene; si attendono con impazienza i detenuti stessi per poterli subito sottoporre alla torturante interrogazione; e i detenuti sono chiamati con nomi che rivelano anche troppo quale fosse il disprezzo che si aveva di loro; e via dicendo.
Lo stile degli inquirenti che rimano in ogni caso freddo, anche se deve descrivere scene di profonda pietà, si accalora invece quando si discute del lucro materiale o morale che può derivare dai servizi che questi impiegati rendono alloro Governo. Allora questi impiegati sono addirittura febbricitanti, e si abbandonano a desideri, a speranze, a gioie, oppure si lagnano, piatiscono, invocano. Per questo abbiamo pensato che le omissioni fatte nella pubblicazione di queste lettere, omissioni che certo non hanno valore per conoscere meglio i processi od i processati, potrebbero invece giovare u meglio conoscere i giudici. I quali, siano essi nati nel Trentino od altrove, sono dei senza patria. Ciò è risaputo, ma è meglio ripeterlo* La patria di costoro e la loro car­riera con le annesse onorificenze e con l'annesso stipendio. Essi amano il loro impera­tore come colui che può graziosamente favorirli. Il loro zelo è in ragione di queste