Rassegna storica del Risorgimento
EMIGRAZIONE POLITICA
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1940
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1045
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Libri e periodici 1045
finalità; e ci sembra troppo il qualificare come si legge spesso la congrega del Salvotti e compagni puramente e semplicemente come dei funzionari integerrimi. Anche il l'edrutti, a dire il vero, non accede così facilmente a questo battesimo.
Noi anche dalla lettura di questi caratteristici documenti abbiamo sentito come dicemmo che eravamo di fronte a dei senza patria. Questa la prima e la più schietta impressione.
Una storia che cercasse di valorizzare costoro trovando in essi non si sa quale umanità o quale nobiltà di pubblico ufficio, diventerebbe una scienza meccanica nella quale il calcolo delle forze attive e il calcolo delle resistenze vengono a trovarsi sullo stesso piano e non implicano alcun giudizio di ordine morale.
Questi documenti, lungi dal richiamarci a considerare l'umanità dei giudici, delle spie, degli inquisitori che servono il Nostro Adorato Monarca, ci hanno condotto a considerare i dolori, le torture, le lacrime di tutti i condannati, e a sentire più viva pietà per quelli che non poterono resistere alla inquirente umanità dei Salvotti,
Qualcuno dirà: Sentimentalismo.
Noi diciamo: Sentimento, senza del quale la storia è un campo privo di luce.
Nello stesso volume, dopo la pubblicazione delle lettere che il Pedrotti ha ottimamente illustrate e annotate, trova posto l'altra pubblicazione del Solitro relativa a Silvio Moretti.
Giuseppe Solitro inquadra l'integrale pubblicazione delle Memorie defensionali del Moretti in una chiara e precisa biografia che vale a ricostruire efficacemente davanti a noi la figura dell'infelice patriotta da quando egli inizia i suoi studi nel Seminario di Brescia fino a quando, nel 1825 e nel 1830, dal carcere dello Spielberg, scrive le sue due Memorie. E si può dire che quest'ultima data del 1830 offra si biografo l'ultima occasione di narrare della vita del Moretti, poiché questi finisce miseramente nel carcere due anni dopo, assistito dal compagno Giovanni Bacbiega e dal sacerdote che gli amministra i SS. Sacramenti.
Nel corso della sua bella narrazione, ricca di elementi di fatto e avvivata da considerazioni che dimostrano come nulla sìa sfuggito all'acuta ed amorevole indagine del Solitro sul suo soggetto, il Solitro medesimo trova occasione per offrirci altri documenti, sia nelle note che nel testo, fra i quali molto importante le Osservazioni dello stesso Moretti, detenuto di Stato, scritte in propria difesa nel 1824. Questa difesa, inedita sin qui, forni al Moretti la materia per scrivere allo Spielberg le due citate Memorie apologetiche.
Dai documenti, come dalla biografia, il Moretti, definito dal giudice Salvotti uno sfacciato negativo colpevole di irreligiosità sfacciata, di recidività nella colpa, di ingratitudine verso l'ottimo Sovrano, di petulanza, e via dicendo, appare come uòmo di indomabile fierezza, un lottatore che non si arrende mai, che sa tener fronte anche al Salvotti, un ribelle fino all'ultima ora che non conosce rassegnazioni, e cessa di lottare solo quando è letteralmente consunto.
H dramma di quest'anima balza fuori vivissimo dalla narrazione del Solitro, il quale non trascura opportuni raffronti fra il Moretti ed altri condannati, né omette di lumeggiare quanti ai avvicinarono al Moretti medesimo, non escluso il giudice Salvotti del quale viene esaminata l'opera nei riguardi del Moretti medesimo, né serena, né imparziale, come dimostra nettamente il Solitro.
Si esce dalla lettura di queste pagine con una visione realìstica di uomini e di tempi, e con commozione e simpatia profonda verso un patriotta non secondo a nessuno nella sopportazione di un indicibile martirio.
PIERO ZAMA