Rassegna storica del Risorgimento

EMIGRAZIONE POLITICA
anno <1940>   pagina <1049>
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Libri e periodici 1049
Tradimento nero quello dell* Inghilterra che aveva incoraggiato i patriotti siciliani, largamente promettendo il suo appoggio. Tradimento di pura marca anglica se si osserva la perfidia sottile uata verso i siciliani, solleticati prima nelle loro aspirazioni, abbandonati appena l'interesse britannico suggerì altri orientamenti.
Ma su questo punto degli aiuti inglesi alla Sicilia, un recente articolo del prof: Ugo De Maria ci dispensa dell'insistere sull'argomento. Nelle compassate lettere di Enterico Amari e di Casimiro Pisani vibra però un incontenibile sdegno che ancor oggi fa fremere noi siciliani per il perfido trattamento ricevuto in una delle più gravi ore della nostra storia.
Et de hoc sqtis. Ma fra" i centotrentacinque documenti raccolti e pubblicati dal R. Istituto per la Storia del Risorgimento vi sono accenni ancora e riferimenti sulla corte piemontese che non possiamo passare sotto silenzio, perchè più. direttamente interessano il nostro tema.
Grave fa il disinganno dei siciliani allorché il Duca di Genova, dopo varie esita­zioni, risolveva di non accettare la Corona del Regno di Sicilia. H 6 agosto, caduta Milano, il Duca scriveva al ministro Pareto che non scuriva di potere accettare l'onore della Corona di Sicilia per tre motivi principali: cper l'inesperienza sua, educato com'era essenzialmente alle cose di guerra, per l'obbligo che gliene verrebbe di lasciare l'esercito e il campo, proprio nei giorni nei quali si stavano decidendo con le armi le sorti dell'alta Italia; infine, perchè accettando, il Re di Napoli avrebbe dichiarata la guerra alla Sicilia, una calamità che egli non voleva procurarle.
L'atteggiamento del Duca di Genova trovava conforto nel parere del Re e del Governo sardo. Irriflessivo sarebbe stato in quel particolare e delicato momento com­promettere la Monarchia piemontese che era impegnata in una partita formidabile di cui incerto era l'esito. Prudenza ci voleva, finché il nemico più grosso, l'Austria, non fòsse stato definitivamente cacciato dall'Italia. L'accettazione della Corona,avrebbe significato aumentare la schiera dei nemici del Piemonte senza sensibilmente potere abitare la Sicilia.
I siciliani avrebbero dovuto, se le promesse inglesi non avessero loro ottenebrato il senso della realtà, provvedere ad armare l'isola e fidare in un primo momento, durando incerta la guerra sui campi lombardi, sulle esclusive risorse siciliane. E traccia nelle carte che abbiamo compulsate e sulle quali riferiamo, di istruzioni fin dal 16 aprile 1848 fatte avere dal Ministro degli Affari esteri e del Commercio ai Commissari speciali del potere esecutivo del Regno di Sicilia presso il Governo di Londra circa l'acquisto di due fregate a vapore di guerra. Ma questo saggio provvedimento che mirava a garen-tire sui mari il Regno di Sicilia fu frustato dall'amicizia inglese. I vapori furono pagati con grave disturbo per le finanze del Regno di Sicilia, e il Governo inglese si affrettò a consegnarli, nonostante le vibrate proteste di Luigi Scalia e del principe Granateli! rappresentanti della Sicilia a Londra, al Governo borbonico.
Intanto, la decisione del Duca di Genova suscitava rampogne, nella corrispon­denza tra la Missione e il Governo del Regno di Sicilia [verso l'atteggiamento sardo. Il vedere fallire pratiche da cui la Sicilia si attendeva la soluzione del problema della sua difesa e della sua vita ulteriore suggeriva ad Amari * Pisani giudizi che vanno scusati con la passionalità propria dei protagonisti della vicenda e col loro fervido e indiscutibile patriottismo.
I dispacci che formano la corrispondenza diplomatica fra il Governo del Regno di Sicilia con la Missione presso il Governo sardo non perdono per questo il loro valore e il loto interesse. Saggiamente sfrondati dei loro motivi passionali, essi sono una autorevole e interessante documentazione di uno dei più significativi periodi della nostra storia, e rappresentano inoltre la miniera di molte altre importanti informazioni.
GAETANO FALZONE