Rassegna storica del Risorgimento
EMIGRAZIONE POLITICA
anno
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1940
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pagina
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1053
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Libri e periodici 1053
procede accelerando verso una meta fatale. In quel decennio, insopportabilmente lungo per chi lo visse, miracolosamente breve per chi oggi lo considera, ci par di veder riflettersi quasi in iscorcio tatto il travaglio del mezzo secolo precedente e, in qualche modo, anche tutto quello del mezzo secolo successivo.
Sull'importanza dell'argomento non vi è alcun dubbio. Si tratta di avvenimenti di un paese in cui tutto è cattolico o ha un* impronta cattolica. Tale è il terreno onde la maggior parte dei nostri patriotti trasse alimento alle proprie convinzioni; cattoliche le masse che quelli vollero trascinare seco, le istituzioni a cui credettero di appoggiarsi o che credettero di far rivivere; cattolici, d'altro canto, i governi che combatterono, gli istituti che vollero abbattere; cattolica infine, e più di ogni altra cosa, quella sede romana la più grande di tutte le istituzioni, a confessione di un eterodosso che, posta nel cuore della penisola, immedesimata col genio della stirpe, ci appare nei secoli come necessariamente unita con un dominio territoriale, necessario in certo modo alla sua autorità spirituale, che del sistema politico italiano costituisce parte integrante e bene spesso lo determina: e quindi tale sede è, nello stesso tempo, ce anima del consorzio umano e spirituale , e centro naturale della sognata confederazione italica: ossia era contemporaneamente fulcro ed ostacolo ad ogni sforzo unificatore.
Intorno a questo fulcro lottarono per decenni gli uomini di Stato e gli ecclesiastici: due schiere agguerrite, ma tutt'altro che compatte ed omogenee; perchè, a prescindere dai punti di partenza e dai metodi di lotta, non è raro trovare fra i più accesi difensori dello Stato teologi e prelati, così come si incontrano parlamentari e laici di ogni classe, e magari protestanti ed ebrei, fra i paladini delle rivendicazioni della Chiesa. H posto che occuparono tali controversie negli annali parlamentari italiani, come nella stampa e nelle scritture del tempo, è enorme; cosicché una volta un deputato argutamente osservò che per rappresentare alla camera gli interessi della nazione, non occorreva tanto conoscere diritto civile e internazionale e simili discipline, quanto teologia, liturgia e diritto canonico!
Ma se giustificata è la delimitazione del periodo, e grande l'importanza dell'argo* mento, la trattazione fatta dello Iacini si presta a gravi obiezioni. Anzitutto questa: invece di seguire l'ordine cronologico, che, nella trattazione di una politica ecclesiastica e cioè di un'azione concreta è di stretta regola, si attiene invece alle correnti delle idee: cavouriani, cattolici-liberali, eversori laici, ecc. Quindi incomincia da Cavour e non poteva esser diversamente, poi continua con i cavouriani, e cioè Minghetti e Lamarmora, i quali furono a capo del Governo dal 1863 al 1866; poi passa al Ricasoli e cioè deve ritornare indietro al 1861-63 e poi fare un balzo innanzi fino al 1866-67. Viene quindi il Rattazzi, che seguendo ogni volta il Ricasoli obbliga ancora l'A. alla solita spola dell'indietro e avanti.
La seconda è che egli si è posto da un punto di vista troppo teorico, quello della liberta della Chiesa, e a questa stregua giudica tutta la politica ecclesiastica. Ora questi due errori di metodo dello Iacini gli hanno impedito di poter vedere nella politica ecclesiastica, tutte le altre circostanze storiche, che in gran parte contribuiscono a determinare le decisioni concrete e forzano spesso la rigida linearità delle idee. Cosicché in buona parte rimane delusa l'aspettativa, che legittimamente aveva fatto sorgere l'importanza dell'argomento.
AUGUSTO TOKRE
DE VECCHI DI VAL CISMON, Le carte di Giovanni Lama* voi. IX; Torino, R. Deputazione Subalpina di Storia Patria, 1940-XVHI, in 8, pp. 490. L. 35.
Non diremo dei pregi dell'opera e del singolare contributo che essa reca alla conoscenza di un lungo periodo della nostra più recente storia, perchè dovremmo ripetere quanto già dichiarammo riferendo sui primi otto volumi (Rassegna* anno XXVII, faac. H, febbraio 1940, pp. 185-188).