Rassegna storica del Risorgimento

EMIGRAZIONE POLITICA
anno <1940>   pagina <1055>
immagine non disponibile

Libri e periodici 1055
d'Italia contro il ISieoiera, questi si querelò. Erano uomini della Destra che tentavano in eerto modo, ed in malo modo, una rivincita contro il ISicotera; e BÌ paò consultare a questo proposito quanto scrisse Mario Puceìoni in Camicia Rossa dell'agosto 1936.
Xn questo stesso epistolario, figura, sempre al riguardo, unn lettera del Sella al Lanza in data 7 novembre 1376.
Questo nono volume pertanto ci conduce sino al momento in cui il Lonza esce ancora una volta vittorioso dalla lotta delle urne. Ma egli è più stanco che mai, né la salute gli è favorevole. Inoltre, come egli stesso si esprime, la compagine del suo partito è infranta.
Si direbbe che dallo stesso carteggio si intravede quella luce di tramonto che investe la figura del patriota e dell'uomo di governo; e prima di altri egli stesso è conscio di questo declinare. Anche per questo le ultime lettere presentano un singo­lare valore psicologico, e giovano a farci comprendere e venerare questa nobilissima figura di italiano.
Bolla fervida ed illuminata operosità dell'Eccellenza de Vecchi, nostro Presi­dente, attendiamo ora, con sempre vivo desiderio, il compimento di questa degna ed utilissima fatica. PIERO ZAMA
LUIGI SAXVAXOREIXI, La Trìplice Alleanza. Storia diplomatica (1877-1912); Milano, I. S. P. L, 1939-XVIL in 8, pp. 480. L. 30.
Il titolo dell'opera ne determina esattamente i limiti. Difatti essa non è una stona integrale della Triplice, coinvolgente, in quanto tale, uno studio sulla vita dei tre popoli in rapporto col legame di ordine politico die li strinse e li costrìnse, ma è più esattamente tuia storia diplomatica della Triplice stessa, colta in tutte le sue fasi di sviluppo o di Inviluppo, a cominciare dal 1877, in cui sorsero le prime avvisaglie formali por un'al­leanza italetedesca, e fino all'anno 1912 in cuila Triplice fu per l'ultima volta rinnovata.
I limiti che l'A. si è imposto non gli hanno tuttavia impedito di porci sotto gli occhi, in perfetto ordine, la mirabile vicenda di oltre un trentennio, nella quale trovano posto, pur nella rapidità di un procedere sintetico e nella concisione di uno stile che abbandona qualsiasi voce superflua, anche i minuti particolari, purché siano atti a dar rilievo, a segnare contomi, a far intendere il ragionato e fatale evolversi di quel singolare patto diplomatico.
Perciò le stesse due date del 1877 e del 1912 non vanno intese come un limite cro­nologico assoluto: esse lasciano logicamente posto a considerazioni preliminari che riguardano il breve periodo trascorso dall'unità italiana alla predetta data del 1877, e parimenti lasciano posto a sobrie considerazioni relative a quel biennio che precede la guerra europea e quindi la denunzia della stessa Triplice da parte dell'Italia.
Fin dal primo capitolo introduttivo avvertiamo che il Salvatorelli non è venuto meno al buon metodo che distingue altri suoi lavori, quello cioè di cercare nei fattila nota che li distingue e di segnare questa con pennellata rapida e sicura. Parimenti com­prendiamo sin da principio che vasta è stata la sua preparazione per un'impresa, se non difficile, certo molto vasta; e che egli si è servito di tutte le fonti di informazioni del documentario pubblicato sino ad oggi, mettendo a profitto della sua trattazione la bibliografia italiana e straniera che, in tono polemico o no, e per periodi od aspetti più o meno lunghi o più o meno interessanti riguarda l'argomento.
Circa il nascere della contrastata alleanza fra le tre nazioni, o, prima ancora, cucca la timidissima possibilità del suo nascere, l'A. coglie i momenti più significativi, e ci sembra che una più chiara sintesi storico-psicologica di cause e circostanze concomi­tanti non si potesse ricostruire.*
Con eguale acutezza, pur prendendo la narrazione più largo respiro, viene in seguito esaminato il periodo delle trattative che condusse alla conclusione clandestina del trattato, compiutasi con la cerimonia delle firme, il 20 maggio 1882, a Vienna.