Rassegna storica del Risorgimento

RIMINI ; MOTI 1831
anno <1917>   pagina <327>
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La rivoluzione di Rimini del 1831
CAPO I. Rimini dal 1815 al 1831.
Napoleone I, relegato nell'isola di S. Elena, non doveva più tur­bare l'Europa, ma i postumi della grande tragedia scatenata dal suo genio manifestavansi ancora qua e là.
A Rimini i patriotti inebbriati dai primi annunzi di vittoria di G. Murat sugli Austriaci gridavano: viva l'indipendenza italiana 1-viva il re Gioacchino I - morie ai preti e ai papisti 1 Fuochi di paglia che dovevano spegnersi poco dopo, o rimanere latenti per lunghi anni* tanto più che la maggioranza della popolazione d'idee retrive era natu-ralmentesimpatizzante per gli Austriaci accolti in Rimini il 27 aprile 1815 al suono trionfale delle campane, mentre G. Murat cavalcava verso la
sua rovina.1
Al giungere degli imperiali i contadini, fomentati da una turba di reazionari, oltraggiavano i favorevoli al passato regime, inneggiando al nuovo, sicché anche la speranza in un ritorno miracoloso di Na­poleone spegnevasi lentamente.
Il 1816 spuntava con una triste eredità. Regnava dovunque una grande miseria e invano si tentava di tranquillare il popolo coi tripudi carnascialeschi j il frumento dimùiulva e la fame cresceva. Si presero le armi, si assali il palazzo pubblico, qualche cosa si ottenne; ma i capi tumulto, i sobillatori furono condannati, tre alla galera, senza difesa due a vita e uno a 20 anni da monsignor Tiberio Pacca, de­legato apostolico a Porli, al quale, per aver fatto dono di 600 scudi al Monte di Pietà, il podestà di Rimini, conte Battaglim, innalzava
Per non moltiplico, in quarto primo capitolo, lo coni, avverto cho le notiate fluivi contenute nono desunte dal dne erodati riminesl Michelangelo Za-nX(t-1826> e da Filippo Giungi (1809-1842). Le loro cronache inedite sono eonservato nella Gambalunga di Rimini.