Rassegna storica del Risorgimento
RIMINI ; MOTI 1831
anno
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1917
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pagina
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328
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m
G. Buttimi
una lapide che, nel 1850, doveva essere sfregiata di stereo alla notizia che il Pacca, il quale come governatore di Roma aveva firmato nel 1818 le sentenze contro i Carbonari di Macerata, era stato denunciato al Papa per carbonaro ed aveva dovuto salvarsi, fuggendo in Francia, per non essere processato e condannatosi
L'anno dopo si rinnovò un tentativo rivoluzionario, meno serio del precedente, contro i monopolisti del grano, senza però che i risultati fossero adeguati ai desideri e ai bisogni del popolo.
Col 1818 torniamo in piena reazione. Tutto tace o è fatto tacere. Grandi feste religiose, musica, canto e nulla più; cosi passa il 1819 e parte del 0. Ma il fuoco carbonaro era entrato nella fervida Romagna e Rimini non fu ultima ad alimentarlo come lo dimostrano gli arresti del 25 agosto 1820. 1 carcerati vennero imputati di congiura contro il Governo con premeditato eccidio di preti e di ricchi, e condannati, dopo un processo che durò oltre un armo, parte ai ferri e parte all'esilio. Non si pubblicò in Rimini la sentenza per riguardo ai parenti, si disse; in realta per ragioni politiche.
Non è dubbio che tali avvenimenti si ricollegassero con quanto era successo nel Napoletano e sfavasi preparando in Piemonte. Com'è noto, il congresso di Lubiana decretava l'intervento armato nel regno di Napoli e la marcia austriaca preservava la Romagna dalla rivolta, e ancora, poco dopo, dui-ante i fatti di Piemonte, la rivoluzione romagnola periva per i dissensi spoppiaia tra città e città.
Ma alle continue mene carbonare rispondevano i due proclami del Consalvi del 17 febbraio, contro i proclami dell' Unione patriottica per lo Stato Romano , e del 10 aprile, col quale si ordinava di raddoppiare di vigilanza contro le macchinazioui dei settari medesimi; di guisa che allo spirito e all'ardore patriottico della setta eontrap-ponevasì altrettanto spirito e ardore clericale.
Per ordine del vicario apostolico Mons. Marchetti, nel gennaio 1822, parecchie persone, per non avere adempiuto al precetto pasquale, erano arrestate * e senza verun riguardo di persone vennero uomini e donne indistintamente cacciati in oscura carcere dalla quale non si liberarono tinche non soddisfecero l'obbligo ingiunto dalla Chiesa, e chi sa poi con quale disposizione, osserva il cronista Zanotti, e rispetto ad un tanto Sacramento . Lo stesso fatto si ripetè l'anno dopo, con vero dolore anche dei più fervidi credenti ; sicché nel maggio del 1824 Mons. Marchetti doveva rassegnare le dimissioni.
Saliva la cattedra episcopale Mons. Ottavio de' Conti Zollio, il buon vescovo della rivoluzione del '31, cui toccò la celebrazione del Giubileo dell'anno santo indetto fin dal 1824. Le cerimonie d'apertura furono solenni e magnificentissime, con largo concorso di popolo; ma