Rassegna storica del Risorgimento

PLACIDI BIAGIO ; ROSSI PAOLO ; ROMA ; MAZZINI GIUSEPPE ; MUSEI
anno <1940>   pagina <898>
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Emilia Morelli
Cittadini* Roma, 9 mano 1849.
Niuno può essere privato de* suoi diritti acquisiti nella professione religiosa che in due soli casi.
Per espulsione dietro regolare processo; per secolarizzazione chiesta dall'individuo, e da esso formalmente accettata.
Niuno di questi due estremi in me si verifica. Il processo non mi si potè intentare, benché si fossero fatte ali* uopo tutte le pratiche: io né chiesi, né accetterei la secolarizzazione.
Il Generale dei Barnabiti, mettendo il nome di tutta la Congregazione, brogliò con Pio IX un breve di secolarizzazione, che non mi fu mai comunicato, e che anche comuni' catomi avrei rigettato come arbitrario ed illegale.
Ma nel frattanto io sono privo della necessaria sussistenza, e mi mancano perfino gli alimenti.
Chieggo quindi come cittadino della Repubblica che il Comitato faccia valere i miei dritti, ordinando nella sua equità che il Collegio di S. Carlo ai Cattinoli (dal quale tem­poraneamente partii con tutte le opportune licenze per la Crociata Italiana) mi passi una mensile pensione non minore di scudi dieci a titolo di mantenimento, obbligandolo in pari tempo a tutti gli arretratti onde saldare i debiti incontrati in Roma per viverci in questi mesi, Non insisto perchè spero nella giustizia repubblicana. Mi aspetto di sperimentare in me stesso il programma della Repubblica, e cioè che il regno degli abusi e delle soperchiarne è finito.
D. Alessandro Gavazzi
Barnabita Bolognese.
Egregio Cittadino, Roma, 9 marzo 1849.
Disperato ornai di ottenere il mio soldo arretrano di Cappellano Maggiore ad onta che ventiquattro volte lo abbia chiesto con tutti gli schiarimenti e documenti opportuni, avanti di gittarmi a limosinare alle porte tento Vultimo colpo che la ragione e la giustìzia mi somministrano. Il foglio che vi accludo pel Comitato vi dirà rio che io chieggo. Voi primissimo dei nostri Legisti ravviserete che io sono con la dimanda nel mio diritto; e non potendo essere albergato in S. Carlo dove quel Gióberìiano Generale non mi vuole persuadendos i che io sia secolarizzato col breve surretizio da lui concertato, voi converrete che io ho titolo inalienabile ad una pensione.
Voi siete troppo grande ed insieme troppo onesto per non dovervi o volervi interes­sare della mia situazione. Io non ricorderò se Ito lavorato per la causa italiana per meri­tare una giustizia, ricorderò soltanto che sono cittadino de Ila Repubblica perchè le mie ragioni non debbano essere neglette.
Il brevetto di Cap. Maggiore col soldo di sottotenente quand'anche Ut lo potessi accettare (non avendolo mai chiesto) non rimedierebbe ai debiti die mi incalzano.per aver dovuto vivere in Roma aspettando una provvidenza. -Vi prego dunque ad affrettarvi perchè quél Collegio che ne ha i modi mi dia quei che mi viene, pregandovi di nuovo a riflettere che io sono alla vigilia di mettermi a mendicar di frusto la vita.
Vi auguro pel servigio che avrete reso ad un cittadino che Iddio vi cessi in famiglia
e forse in società le tribulasioni che vi amareggiano una vita devota alla causa del Popolo;
e che vi renda felice dai vostri fatti quanto io vi ritrovai di miseria e di ingratitudine.
Intanto credetemi pieno di stima vero
Vostro off. per servirvi
Alessandro Gavazzi B, B.