Rassegna storica del Risorgimento
BARBETTI EUSEBIO ; BARBETTI RUBICONDO
anno
<
1940
>
pagina
<
914
>
914 Giovanni Maiali
I COSPIRATORI ROMAGNOLI H EUSEBIO E RUBICONDO BARBETTI
H (LETTERE 1844-1848) ---L./J
Lo studio di Alberto M. Ghisalberti, pubblicato in il Corniate di Bologna (n. 2, febbraio 1933): il primo processo di Felice Orsini, toccando anche di Eusebio Barbe tti: ( degno è che dov'è Vun Valtro s'induca, sì che, commetti ad una militaro, cosi la gloria laro insieme loca), indusse le pronipoti Ida e Teresa Folli, e Baccarini a rovistare tra le carte di famiglia, dalle quali è stata tratta copia di tm mazzo di lettere, che fui autorizzato di rendere pubbliche, dalle signorine Folli stesse. Ci riportiamo a tempi lontani; a quasi cento anni. E, per comprendere la viva passione che agitò quei nostri padri, occorre risalire;, col nostro pensiero, al periodo più travagliato del nostro Risorgimento.
La situazione della Romagna è nota. Da un lato, il governo secolare della chiesa, incapace, inadatto, spesso persecutore, per volontà o necessità proprie o per influenza di altre potenze. Dall'altro lato, parecchi sudditi, ribelli, insofferenti di oppressione, anelanti alla indipendenza ed alla libertà, mescolati, spesso, nelle sette e nelle cospirazioni più ardimentose e più temerarie.
La famiglia Bariletti, da Russi, diede, per la lotta e l'insurrezione, i prototipi della eroica, volontaria e magnanima gioventù romagnola, che concorse ad aprire il passo a tempi nuovi, che, intrepida e sfidante, percorse la strada, cosparsa di spine e di triboli, che preannunziò, preparò e affrettò la risurrezione.
Rubicondo ed Eusebio Barbetti, fratelli, nati da genitori che li avevano educati e cresciuti alla virtù, testimoniarono, più volte, quel che alla patria si possa e si debba dare da animi bene nati, quando nella patria si riconosca il solo e supremo bene, da conquistare, da custodire e da difendere;
Ambedue retti, fieri, fortemente volitivi, nati all'azione, non appena si sentirono robusti e capaci, risposero all'appello della grande madre.
Rubicondo, maggiore di Eusebio, accorse alla diana che, lieta e festante, percosse gli orecchi italici, nel 1831. Poscia, seguili i bea noti rovesci, riparò all'estero, trovandosi un'occupazione, che gli procurò da vivere onestamente e da permettergli altresì di soccorrere i famigliari ed anche altri patrioti, esuli ed infelici. E rimase tuttavia sempre egualmente devoto alla patria italiana e sempre pronto a dare ad essa nuovamente, nel. bisogno, il suo braccio ed il suo sangue, come fece nel 1848-49, scrivendo nuove, belle pagine di valore e di ardimento
Eusebio, più audace* si fece centro, in Bologna, ove studiava, fin dai primi momenti, della ricostituzione e rianimazione della Giovine Italia, della quale fu uno dei gregari e dei capi più animosi, risoluti, intrepidi ed eroici.
Tanta fu la fede, con la quale si votò al grande suo sogno, che, insieme a Felice Orsini, concepì un piano rivoluzionario arditissimo, all'attuazione del quale non erano prescritti limiti, e tale da varcare certi confini, oltre i quali, secondo i pavidi, è l'abisso.
L) Ho messo, nel titolo, anche Rubicondo, perchè non si può pensare all'uno dei due fratelli senza ricordare l'altro, e perchè le lettere, da Cotte (Francia), esprimono i sentimenti di ambedue. I rescritti di Rubicondo lo confermano.