Rassegna storica del Risorgimento
BARBETTI EUSEBIO ; BARBETTI RUBICONDO
anno
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1940
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pagina
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915
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I cospiratori romagnoli, ecc. 915
Nel giugno del 1843, l'Orsini si laureò presso l'Università di Bologna. Erano quelli giorni di grande agitazione, qui e in quasi tutta Italia, per una vasta rete di cospiratone settaria, che voleva esplodere in azione. Bologna e la Romagna ne erano frementi;: I giovani, stanchi di lotte, di contrasti, di continui rinvii e di esitazioni, pensarono di dar vita ad una organizzazione più decisa ed energica.
Nacque, così, la Congiura italiana dei figli della morte, scopo della quale era, secondo il piano che fu, poi, sequestrato: di tentare a prò dell' Italia un movimento ohe faccia epoca negli annali del mondo, riunire l'Italia e tentare di liberarla.
Eusebio Barbetta e Felice Orsini, l'uno capo spirituale, ideatore, apostolo; l'altro, esecutore intelligente, pronto, audace, Degno che dov'è l'un l'altro s'induca. L'invidia, la gelosia, il rancore, il risentimento e l'astio tentarono di perdere il Barbetta, tacciandolo di spia, e, poi, tentando anche di pugnalarlo.
Arrestati, per delazione, Barbetti e Orsini, e falliti i movimenti del 1843, la maggior parte dei capi della cospirazione, potuti sfuggire alla cattura, esulò nella vicina Toscana; e i principali accusatori con essi.
Accade quasi sempre che i magnanimi divisamenti siano attraversati da infiniti ostacoli. E, allora, quale meraviglia che i dubbi, i tentennamenti, gli egoismi, le viltà, occulte e palesi, che possono inceppare e far fallire anche i più arditi piani, siano considerati ripugnanti e detestabili, e che, per naturale reazione, si badi alla meta, senza guardare più tanto per il sottile ai mezzi? Audacia è occorsa e occorre, sempre, per le grandi realizzazioni.
Eusebio Barbetti esperimento troppo presto i tristi effetti della invidia e della calunnia, della perfidia e della delazione, fatta' da falsi amici, del tradimento, che pugnala alla schiena! generosi, e spezza e stronca anche i sogni più fulgidi. Ma, tempra di forte, sopportò tutto con l'animo che vince ogni battaglia: non si piegò, non scese a patteggiamenti, non conobbe compromessi. Guardò alla via dell'onore, e la percorse, come sanno fare, sempre, gli eletti.
Arrestato, quando più bella gli sorrideva la giovinezza, caricato di catene, passò da una prigione all'altra, e dal carcere all'esilio, sdegnoso d'ogni bassezza, ilare nella sventura, sprezzante d'ogni volgare adattamento, la patria in cima d'ogni suo pensiero e affetto, e anelando solo alla liberazione di essa.
Le durissime privazioni, i gravissimi patimenti, l'inenarrabile prigionia, l'iniqua condanna non scossero, neppure per un attimo, la sua salda fibra, la sua forte volontà, la sua immutata fede nei destini della patria, la sua fedeltà alla vera amicizia, la sua speranza nella Provvidenza, che regge e regola la varia vicenda delle cose umane.
L'Orsini, nelle sue Memorie, rende alto onore alla purezza del Barbetti.
Come, adunque, ben si vide dai fatti, Barbetti era puro. Più tardi, la verità si conobbe da ognuno} e quando fu restituito a libertà, gli vennero fatte le scuse dai suoi stessi calunniatori... .
Esseri come lui sono rari.
In alcuni passi delle lettere mandate da Eusebio Barbetti, dal carcere, alla madre ed alle sorelle, pubblicate da Piero Farini, nella biografia: Un amico di Felice Orsini; Eusebio Barbetti,J) risplendono la fierezza del carattere, la lietezza di sopportare durissimi patimenti per l'Italia, la sicurezza che alle sofferenze sarebbe seguito un alto e degno premio. Se cadesse o si rovesciasse l'universo non crederò mai che eterna
l) Bologna. Zanichelli, 1900.