Rassegna storica del Risorgimento

BARBETTI EUSEBIO ; BARBETTI RUBICONDO
anno <1940>   pagina <921>
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I cospiratori romagnoli, ecc, 921
a quelli, che prestarono per un momento fede a un detto anziché a mille fatti: essendo questa una cosa passata vogliamo lasciarla nel giusto oblio, dove Vha posta il disinganno venuto dietro il trionfo della verità. A me basta ora che la luce del vero penetri e illumini, dovunque, si era sparsa la voce della menzogna. Il resto al tempo, riparatore e giudice severo di tutte le umane cose: esso farà sicuramente che un giorno io mi scontri con quel giudeo scellerato, che con un modo nefando tentò vendicarsi del nulla in cui io cercava che fòsse ridotto per la natura sua codarda, ambiziosa, imprudente, raggiratrìce. Allora vedremo tutti, che costui, oltre essere perverso, è anche basso e vile, e degno solo di disprezzo. Ma torniamo a noi. Io desidero da te la narrazione di questa scelleraggine, perchè voglio che sia fatta in breve, e voglio che si conosca degno di fede e di stima anche l'intelletto che scrive. Poche parole basteranno a tee a me, perchè ciò che imporla, è solo di sapere che io presso alcuni, caddi in breve e leggiero sospetto, per avere essi ricevuta una lettera cieca, dove si ammetteva come dubbia la mia fede politica, oltre di che gioverà dire che dopo poco tempo fu scoperto l'autore calunnioso di quella lettera, per cui si venne a conoscere interamente la mia inno­cenza. Tu non crederai, mio amico, che quando io penso a ciò mi sento sempre dentro un fuoco di rabbia che mi divora, e mi pare un sogno che quella calunnia sia stata da taluno creduta, e clte io solo rabbia sempre ignorata fino al punto che la sorte mi sottrasse dalle ugno crudeli del più inverecondo di tutti i tiranni. Ma tralasciamo. Se per caso a rispon­dermi ti bisognassero schiarimenti, il dottor Pasquale Saragoni amico nostro, potrà darteli troppo bene, avendo esso, e Biancoli, e Zambeccari, e Righi, e vari altri amici, toccato colle mani il fatto. Dopo ciò non credo occorrano fra di noi altre parole, essendomi ben nota la tua cortesia, e la rettitudine, e la bontà del tuo cuore. Sólo ti pregherò a perdonarmi il disturbo, e a fare in modo che io pure sia pago una qualche volta nel desiderio che tengo vivissimo di scriverti.
Della mia presente situazione non avrei che a dirti cose allegre, se non mi trovassi lontano dalla nostra diletta patria; ma in terra straniera nulla basta a compensare la per­dita del suolo natio. Io rimarrò qui impiegato con mio fratello, finché un giorno potremo insieme esser utili alla nostra cara e bella Italia, che è e sarà eternamente l'oggetto del nostro amore, dei nostri sospiri, e di tutte le nostre speranze. Ora io non ho paga mensile ma sono nel cammino di averla presto, tosto che saprò bene parlare e scrivere la lingua fran­cese. Intanto mi occupo della cassa, e dei pagamenti continui che si fanno, le quali cose sono un ramo dell'impiego di mio fratello. Siimi cortese di riscontro più presto che puoi, e nella risposta dimmi se nulla abbiamo di nuovo intorno atte riforme dello Stato nostro. Sarai ancora compiacente di porgere i miei saluti a tutti gli amici, e in particolare al nostro Galletti, a Mattioli, a Monari, a Saragoni, a Cavazza, e a tutti gli altri della Stam­peria Tiocchi, ai quali ricorderai che noi siamo qua desiderosi di compiacerli in ogni loro occorrenza. E qui non mi resta che pregarli di riamare sempre di cuore
Il tuo verace e obbligatissimo amico Eusebio Barbetti.
Eusebio Barbetti, à la fàbrique des produits chimiques de Villeroy. Cene sulla busta: ItaliaSlato Romano. All'Egregio e Stimatissimo Signore Il Signor Augusto Aglebert
Bologna Timbro di arrivo a Bologna: 22 Gerì. 47.