Rassegna storica del Risorgimento

BARBETTI EUSEBIO ; BARBETTI RUBICONDO
anno <1940>   pagina <925>
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LIBRI E PERIODICI
PIETRO VERRI, Considera zinnì siil commercio dolio Stato di Milano, a cura di C A. VIANELLO; Milano, Università Commerciale Luigi Bocconi, Istituto di storia economica, 1939-XvTI, pp. 234. L. 40.
Con questo volume, presentato dal Vianello con una chiara e succosa prefazione, r Istituto di storia economica dell'Università Commerciale di Milano ivmn la prima serie delle sue pubblicazioni, dirette ad offrire strumenti efficaci di studio, tanto ai giovani quanto ai maestri, soprattutto mediante la ristampa di opere di economia o esaurite o introvabili o giacenti pressoché ignorate negli archivi pubblici e privati.
Questo ampio trattato del Verri, in tre parti, pensato nel 1763 (e riprodotto ora per intero dal Vianello nella sua forma precisa) fu il suo primo lavoro organico ha materia economica, e fu scritto per dare un saggio al Governo della sua capacità e dei suoi intendimenti, come era allora consuetudine per gli aspiranti a pubblici impieghi. H Verri infatti ritenne di dovere al suo manoscritto, da lui inviato alla Corte di Vienna, la nomina a consigliere, prima nella Giunta, eretta con sovrano dispaccio 23 gennaio 1764 per la riforma delle tariffe daziarie, e poi nel Supremo Consiglio di Economia pubblica, eretto con Regio decreto 20 novembre-1765, nel quale egli fu desti­nato a rappresentare la terza parte di pertinènza della Regia Camera nella nuova ferma a regìa interessata. Una serie di incidenti impedì all'A. di rendere nota integral­mente l'opera sua. Ne stralciò, e diede alla stampa il 2 marzo 1764, soltanto la parte riguardante il Bilancio Commerciale dello Stato per il 1762, sospintovi probabilmente dall'esperta malizia del marchese Molo che aveva interessi non confessabili a screditare la situazione finanziaria. L'opuscoletto, in cui l'A. conduceva una critica spietata al sistema fiscale delle ferme e sosteneva la necessità di uniformare e unificare i dazi, mol­teplici e vessatori, e di liberare da essi l'interna circolazione delle merci, suscitò un coro di vivaci proteste. Tra gli altri si levarono contro il Verri il Baretti nella sua .Frusta letteraria, il senatore Muttoni, il marchese Carponi: il conte Kaunitz nella sua lettera del 19 aprile gli dimostrò apertamente e acerbamente la sua molta sorpresa nel vedere compilare un supposto bilancio di stato senza le necessarie cognizioni e i fon­damenti che necessariamente riebiedonsi ad accertare una tal'opra e lo tacciò di leggero, d' indocile , d'immoderato, per aver voluto comparire al pubblico sensa prevenzione ed approvazione della Corte. E così non gli fu neanche concesso, a quanto pare, qualche anno dopo, nell'occasione della visita di Giuseppe II a Milano, di pubblicare la prima parte del suo lavoro, quella storica, sul commercio di Milano, in forma da farne un libretto per illuminare il pubblico e spogliandolo di tutto ciò che ha rapporto al Governo e ai Tribunali. Soltanto nel 1804, morto il Verri, questa fu inse­rita dal Custodi nel voL XVII degli Economisti classici moderni con il titolo Memorie storiche sull'economia pubblica dello Stato di Milano. Le due altre parti inedite che ora vedono la luce per merito dell'Istituto di storia economica dell'Università Bocconi, ancorché manchevoli spesso nei rilevamenti statistici e nella loro critica, presentano un interesse forse maggiore che non la parte già conosciuta. Vi si precisano, tra l'altro, alcuni princìpi che saranno poi proseguiti e approfonditi dal Verri nei suoi scritti poste­riori, quali l'interdipendenza dei fatti economici e della solidarietà universale, la neces­sità di concedere libertà ai commercianti, tranne che per alcune manifatture muni­cipali importanti e ristrette ad un piccolo numero, e segnatamente la necessità dell'abolizione della finanza appaltata, causa delle vessazioni dei popoli, dello scoramento della mercatura e del lavoro della terra e dell'evasione dei sudditi. L'idea fondamentale che presiede a tutto il lavoro è la stessa che governa l'aureo libretto del Beccaria Dei delitti e delle pene stampato per l'appunto in quegli anni, e cioè che la
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