Rassegna storica del Risorgimento
BARBETTI EUSEBIO ; BARBETTI RUBICONDO
anno
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1940
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pagina
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928
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928 Libri e periodici
dall'Austria dopo la guerra del 1859. La quale, anche se troncata anzi tempo dal precipitoso armistizio di Villafranca. costò all'Impero asburgico molto sangue e molto danaro e aggravò la profonda crisi finanziaria clic da più anni già travagliava la vita economica dello Stato. Nelle distrette in cui si trovò allora l'Austria, non si vide dai governanti altra via d'uscita che tentare un nuovo esperimento costituzionale, .benché il parlamentarismo costituisse un espediente/ politico assai pericoloso (e se ne avevan già avute le prove nel 1848 e nel 1849) potendo esso servire a tener deste le tendenze antagonistiche tra le varie razze e a rinfocolare le velleità separatiste.
H ministero RechbergGoluchowschi succeduto, dopo i disastri del 1859 al ministero BuoiBach, pensò dapprima di limitare al minimo possibile le concessioni parlamentari; ma la lotta subito scoppiata, in seno del ricostituito Consiglio dell'Impero (Verstràkten Reichsrat), tra federalisti e centralisti, indusse il Governo a più larghe concessioni di carattere prevalentemente decentrativo, contenute nel Diploma imperiale così detto d'Ottobre (OktoberDiplom), il quale tuttavia non ancora risolveva il grave problema, perchè, pur creando un Consiglio di più vaste proporzioni e chiamando contemporaneamente in vita, con nuove e più ampie competenze, le Diete provinciali (Landtagé), non privava che in minima parte lo Stato del suo potere assoluto.
L'attuazione del Diploma fu subito avversata nell'Austria propriamente detta soprattutto dai tedeschi, per eccellenza centralisti, e nell'Ungheria dall'opposizione liberale; e l'agitazione crebbe in breve a tal segno che si dovette senz'altro rinunziare alPapplicazion e pratica delle nuove leggi. Nacque così, ad opera segnatamente dello * Schmerling, la famosa Patente di febbraio (Februar-Patent) una terza variante di carta costituzionale, tutta imbevuta di spiriti centralistici tedeschi che, resa pubblica il 26 febbraio del 1861, diede all'Austria quell'organizzazione politica che durò immutata, con le sue forme di governo parlamentare e provinciale,sino al crollo dell'Impero, La nuova Patente istituiva un Consiglio di Stato, di nomina imperiale, con funzioni per lo più consultive e un Parlamento centrale per tutto l'Impero, Parlamento che doveva constare di due Camere: della Camera dei Signori, composta degli elementi più retrivi, e di una Camera dei Deputati, i cui membri dovevano essere eletti dalle Diete provinciali, già previste dal Diploma di Ottobre, destinate così ad essere le basi del sistema rappresentativo.
A sede della Dieta provinciale istriana (non diversamente da quanto aveva suggerito il barone Burger per il Diploma d'ottobre) fu destinata la città di Parenzo, non perchè fosse la città dell'Istria più grande o più importante, ma perchè vi risiedevano la maggior parte dei nobili della regione e il maggior nùmero dei grandi proprietari terrieri. La Dieta, composta di trenta membri, avrebbe dovuto eleggere, dal proprio seno, due deputati da mandare alla Camera di Vienna, la cui inaugurazione sarebbe seguita il 29 del marzo successivo. Dei trenta membri, nominati per lo spazio di sei anni, tre (i vescovi della regione) Io sarebbero stato de iure', degli altri ventisette, cinque sarebbero stati eletti dal grande possesso fondiario, otto dai centri urbani e industriali, due dalla Camera di commercio e d'industria, e dodici dai comuni rurali. Come è evidente, in questa ripartizione dei manda ti dietali il maggior numero dei posti era riservato alla campagna, cioè alla popolazione rozza, incolta e in massima parte slava. Di fronte al nuovo obbligo elettorale i patrioti istriani, in vena più che mai di dimostrazioni nazionali, si divisero tosto in due correnti, nelle quali si rifletteva il maggiore o minore radicalismo della dottrina politica da ciascuno professata: la corrente dell'astensione assoluta e la corrente della partecipazione parziale. La prima, composta per lo più di giovani (vi aderiva anche Carlo Gombi, il più fattivo, ardente e colto rappresentante della generazione di patrioti istriani maturatasi dopo il 1848) aborriva da qualunque compromettente contatto e commercio politico con l'Austria e seguiva con trepida zione il precipitare del movimento unitario nazionale che poteva aprire nuove possibilità a tutte le terre venete; la seconda, costituita per lo più da uomini anziani ed esperti della pubblica cosa, insisteva che si accedesse alle urne, ma con il numero di