Rassegna storica del Risorgimento

BARBETTI EUSEBIO ; BARBETTI RUBICONDO
anno <1940>   pagina <951>
immagine non disponibile

Vita dell'Istituto
951
L'oratore rimontò subito alle fonti storiografiche e si soffermò a dimostrare come ancora oggi gravino sulT e Insorgenza ingiuste, mendaci ed anche ingiuriose valutazioni, mentre, d'altro canto, ancora se ne tacciono i trascurati rilievi e gli episodi più signifi­cativi. Ne, egli aggiunse, la schiera degli autori, dai primissimi giacobini e dai liberali del primo Ottocento fino agli ultimi democratici nostrani, nella cieca passione di parte ebbe mai cura di cancellare, almeno per un elementare senso di pudore e di carità di Patria, l'originaria impronta francese. Il recentissimo ritorno dei nostri studi storici su basi nazionali, che la saggezza del Duce ha suscitato, lascia però già chiaramente intuire che si farà una buona volta giustizia di ciò che s'è detto, e, sopra tutto, di ciò che non s'è voluto dire attorno a questo singolarissimo e schiettissimo movimento di popolo, tanto interessante appunto perchè creato e plasmato tutto dal popolo. Già due lavori d'indagini preludono a questa revisione: quello del prof. Carlo Alberto Lumini e quello, molto piò, recente, del prof. Corrado Lazzeri il quale pur sostenuto dal grande amore verso la sua terra, nella decisa ed obiettiva reazione antitradizionalista delle sue conclusioni, ha studiato con critica acuta ma guardinga e serena, e sopra tutto con occhio e cuore di italiano nuovo, i due problemi, lo spirituale e il pratico, della Insorgenza .
Documentato, poi, quel che pensassero delle capacità militari degli italiani in genere e dei toscani in ispecie, i rappresentanti del Direttorio ed i generali francesi della Rivoluzione primo fra tutti Bonaparte e presentato un quadro realistico dello stato miserevole in cui versavano le milizie stanziali del Granducato quando gli eserciti della Rivoluzione stavano per dilagare oltre Alpi in Italia, l'oratore tiene a distìnguere questa deficienza di governo dalle intime, nascoste ma vitali energie di po­polo, presso il quale s'erano rifugiate per non morire le antiche gloriose tradizioni militari toscane dell'evo di mezzo. E si sofferma su Arezzo della vigilia, ne descrive io stato, le tendenze e gli uomini, constatando come la vecchia città ghibellina sola of­frisse, fra le tante sorelle sue, il terreno davvero piò. favorevole ad una vigorosa rea­zione contro gli invasori, stranieri oltracotanti e spogliatoli senza scrupoli, che alla carta degli immortali principi, facevano costantemente seguire i decreti di requisizioni, di confische e di contribuzioni.
Ed eccoci all'aspetto più interessante e seducente dell'insurrezione: la sua capacità militare. Prende forma e sostanza, come per miracolo, l'esercito aretino. È l'esercito degli umili, l'esercito dei rurali e dei braccianti. L'oratore sottolinea quanto su questa singolarissima, unanime mobilitazione egli ha potuto trarre da diarii, da manoscritti ed opuscoli contemporanei ed è conservato nella Biblioteca della nostra Accademia ed in quella della Fraternità dei Laici. Son. del resto, manoscritti ed opuscoli che attentamente già lessero tutti i critici e monografisti precedenti.
Tuttavia, poiché la moda dei tempi bui in cui brancolavano le precedenti gene­razioni voleva che si raccattassero elementi, episodi e riflessi che tornassero solo a deme­rito ed a ridicolo del movimento e ne sminuissero l'importanza, sta di fatto che si sono trascurate e taciute cose anche importantiche ne accrescono la nobiltà e l'essenza morale.
L'oratore s'addentra, perciò, nei particolari della organizzazione dell'esercito are­tino, esponendo ciò che gli uomini sensati e previdenti della Deputazione idearono ed eseguirono nel primo periodo dell' Insorgenza, che fu il piò schietto, per non averne ancora lo Stato Maggiore austriaco prese attraverso i suoi rappresentanti le re­dini della, condotta nelle operazioni di campagna. L'oratore fa un'analisi delle varie armi, fanteria, cavalleria, artiglieria, delle opere di fortificazione e di apprestamento a difesa della città degli armamenti, delle comunicazioni, e della finanza di guerra, e considera le caratteristiche militari degli armati capi e gregari ponendo in giusto rilievo l'intraprendenza, lo spirito organizzativo ed aggressivo dimostrato in quel sin­golare cimento da tutti i ceti aretini. Dopo di aver, infine, tratteggiate le condizioni spirituali e materiali della città alla chiusura del periodo piò brillante dell Insorgenza