Rassegna storica del Risorgimento
DUCCO LUDOVICO ; PROCESSI
anno
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1941
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pagina
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4
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4> Giuseppe Solitro
L'avvocato Dossi fu giureconsulto di grido ai suoi tempi e, come si direbbe oggi un' avvocato prìncipe, nonché dotto ed esperto agricoltore. *)
Arrestato, come si è visto, il 13 ottobre 1822 e tradotto a Milano davanti alla Commissione speciale di la Istanza, nell'esame e nei due primi costituti si mantenne fermamente negativo; ma informato poi dal giudice De Menghini in uno dei 6uoi frequenti colloquii nelle celle degl'imputati, che, per l'esplicita confessione di suo figlio Antonio, il Tribunale sapeva della sua presenza all'adunanza tenutasi nel marzo dell'anno prima (1821) nella casa del Ducco, non ebbe più. il coraggio di mentire e sciorinò, dettando correntemente, tutto ciò che sapeva e intorno a quell'adunanza e ai progetti rivoluzionari in Brescia.
Trascrivo qui fedelmente dagli atti ufficiali del processo (3 costituto del 23 gennaio 1823 alle ore 9 1J4) la prima parte delle sue deposizioni.
Se mio figlio Antonio non fosse intervenuto nell'adunanza, che fu tenuta in casa del conte Lodovico Ducco, io avrei sino dal bel principio esposto schiettamente la verità: ma siccome il tumulto dell'affezione paterna da cui era agitato il mio cuore toglieva alla mente la facoltà di calcolare con aggiustatezza gli effetti d'una ingenua confessione, cosi persistetti anche nel secondo costituto nelle prime negative.
Ora però con tranquillità di animo ho prestato maturo esame sull'argomento di cui si tratta assistito dalle sagge riflessioni del Signor Consigliere De Menghini, il quale mi ha fatto conoscere che anziché in danno, tornerà in vantaggio mio e del figlio la schietta esposizione di tutto ciò che è a mia cognizione, ed essendomi di suo ordine somministrato il mezzo di scrivere, espongo quanto la memoria mi sa suggerire in proposito,2) e cioè:
Che nel mese di marzo 1821, non saprei precisare il giorno, ma all'incirca alla metà per quanto mi ricordo, trovandomi dopo il pranzo solo col mio figlio Antonio, mi disse che sovrastava forse alla città una disgrazia, e che io avrei potuto per avventura impedirla; indi si fece a narrarmi che li Signori Camillo Ugoni e Giovita Scalvisi, non ricordo se mi nominasse anche alcun altro, volgevano in mente di far nascere in Brescia un'insurrezione; ch'egli aveva procurato di distorli da questo pensiero, ma che non era riuscito che a renderli dubbiosi ed indecisi;
Che nella sera stessa si dovevano radunare in casa del conte Lodovico Ducco su indicato per deliberare, e che però era necessario che io colà mi recassi per aiutarlo a dissipare le idee criminose che si erano concepite.
J) Per questi e altri dati biografici sui due Dossi, padre e figlio, vedi mona, prof. PAOLO GUEHHINI, Memorie biografiche e documenti inediti, nella Miscellanea: I cospiratori bresciani del *21, per cura dell'Ateneo di Brescia, 1923.
2) È qui un'altra prova, se ve ne fosse bisogno, delle visito personali e segrete e dei confidenziali colloquii che gl'inquirenti (e non il solo De Menghini) usavano fare nella celle degl'imputati; visite e colloquii che non so se consentiti dalla legge: ma certo rivolti ad estorcere, con mezzi più o meno leciti, o fono con promessa d'indulgenza sovrana o di mitigazione di pena ai più deboli, notizie e particolari giovevoli all'inquisizione.