Rassegna storica del Risorgimento
DUCCO LUDOVICO ; PROCESSI
anno
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1941
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pagina
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7
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La magistrale difesa di un inquisito bresciano, ecc. 7
Riferendosi alla riunione in casa Ugoni, presenti i due fratelli Camillo e Filippo, Giovita Scalvini, Antonio Panigada, il conte Dncco e il colonnello Moretti, narrava che al suo apparire nella stanza, Filippo Ugoni gli annunciava che vi erano grandi novità, che la rivoluzione del Piemonte aveva avuto brillante e pieno sviluppo, e che mettendogli in mano una lettera gli diceva: prendi e leggi.
Per quanto mi ricordo, aggiungeva, lo scritto portava queste parole: Fate passeggiare la rivoluzione sopra tutta la provincia; impadronitevi, o cercate d'impadronirvi delle fortezze di Peschiera e di Rocca d'Anfo; disarmate la guarnigione. Presto parte un convoglio di danaro da Milano, vi avvertiremo più precisamente del momento in cui sarà per passare di costi onde possiate impadronirsene.
Leggendo questa lettera, continuava il Dossi, io non ho potuto trattenermi dal ridere, e mi pare che soltanto un pazzo la avesse potuta vergare. Si davano ai Bresciani tutti quegli eccitamenti come se con un soffio si avesse potuto animare quella forza che le ordinate operazioni avrebbero richiesto. Non ho potuto fare a meno di far conoscere agli altri comparsi queste mie riflessioni. L'ex colonnello Moretti e gli Ugoni, ma specialmente il primo era quello che non voleva accogliere le mie osservazioni. Egli mi diceva che io era giovane che non sapevo nulla di queste cose; ch'egli sapeva per esperienza e per prova ciò che valessero i movimenti popolari avendone veduti gli effetti in Ispagna. Diceva che sarebbe stata per noi un'infamia lo starcene neghittosi mentre i Piemontesi si facevano scannare sulle sponde del Ticino per la causa italiana. Che era finalmente tempo che si mostrasse al mondo che gli Italiani non erano né quei vigliacchi, uè quelli imbecilli che erano riguardati dalle altre nazioni. Ci faceva riflettere alla gloria di cui avremmo circondati noi stessi e la patria col pronunciarci energicamente in quella occasione! diceva che .noi avremmo dovuto parlare a tutti i nostri amici e questi ai loro, onde in questo modo raccolta tutta la gente di cui avremmo potuto disporre, farla conoscere, assicurandoci egli della felice riuscita dell' impresa. Diceva che anch'esso poteva disporre di qualche forza, che in quanto alla sorpresa della fortezza di Rocca d'Anfo, egli aveva già persona che se ne assumeva l'impegno. In quella unione nulla in sostanza si conchiuse. La insistenza di Moretti fece che si trovasse necessario di nuovamente riunirci la sera, non so se del giorno medesimo, o del successivo. Io, tornato a casa, ho creduto opportuno d'informare di dò ch'era successo mio padre, il quale mi rampognò perchè, viste tutte quelle persone in casa Ugoni, non me ne fossi subito allontanato, lodando per altro anch'esso le riflessioni che io aveva fatto onde impedire che si turbasse la pubblica tranquillità e si compromettesse l'intero paese.1)
All'adunanza in casa Ugoni, seguiva la sera dello stesso giorno quella in casa Ducco, alla quale interveniva, come abbiamo visto, l'avvocato Alessandro Dossi. Vi accennava anche il figlio Antonio,
*) Con questa deposizione rivolta evidentemente a ingraziarsi la Commissione, l'Antonio Dossi rendeva inconsciamente omaggio al patriotismo del Moretti, che fra gì' inquisiti bresciani del '21 è senza dubbio la figura più eminente (vedi sul Moretti 9 mio volarne Un martire dello Spielberg, Padova, 1910).