Rassegna storica del Risorgimento

DUCCO LUDOVICO ; PROCESSI
anno <1941>   pagina <18>
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18 Giuseppe Solitro
le deposizioni di Ducco, di Antonio Dossi, di Martinengo e dello stesso avvocato Dossi, il quale ne' suoi costituti aveva esplicitamente confes­sato d'aver sentito da taluno che ove fosse avvenuta Vinvasione Pie­montese, sarebbe stato quello il momento di agire. E l'acuto inquirente
aggiungeva :
Questi erano dunque cospiratori che non cessavano di porre il loro animo alle idee criminose che si erano colà manifestate, e che unicamente attendevano un più opportuno momento per mandarle ad effetto. Il pericolo dunque a cui era esposto lo Stato non era dileguato, poiché la macchinazione durava finché durava la possibilità dell'invasione piemontese. E questo pericolo doveva poi presentarsi alla mente del­l' inquisito tanto maggiore in quanto era già stato informato da suo figlio del partito ragguardevole che viveva in Milano a favore del Piemonte, e che anche in Brescia tutti i liberali avrebbero secondato il divisato moto insurrezionale.
E qui polemizzando con l'inquisito, sulla base della difesa che aveva ben letta e meditata, aggiungeva
L'invasione mancò, ma perchè ? Perchè nei primi scontri i Napoletani si spar­pagliarono. L'invasione mancò, ma perchè ? Perchè il Principe di Carignano atterrito dagli Editti del nuovo Re, che si trovava hi luogo di sicurezza in estero Stato, abban­donò quella causa che aveva promossa. L'insurrezione mancò, ma perchè ? Perchè a marcie forzate si chiamò da tutte le parti truppa austriaca al confine.
E riferendosi al paragr. 371 citato dal Dossi nella sua difesa, prova e sostiene ch'essa non distrugge il paragr. 55 circa l'obbligo della denuncia, in quanto che, questo fa obbligo a tutti indistintamente di denunciare i cospiratori, non esclusi i congiunti, per altro motivo nominati nel paragr. 377. Del resto, continuava, il vero cospiratore, che Vinquisito avrebbe dovuto denunciare era Ve colonnello Moretti (la bestia nera di Salvotti) o tutt'al più Camillo Ugoni e Giovila Seal vini, indicatigli dal figlio come coloro dai quali partiva l'idea dell' insurrezione.
Demolita con queste ed altre osservazioni, e non senza buoni argo­menti, la costruzione difensiva dell'inquisito, il Salvotti conchiudeva la lunga sua relazione su di lui con la seguente proposta:
Ritenuto ohe la confessione dell' avy. Dossi sui criminosi divisamente discussi e adottati nell'unione in casa Ducco, è confermata dal detto concorde di Ducco* di suo figlio, di Martinengo e di Pavia, e considerando ch'esso aveva di gran lunga oltre­passato i 20 anni; propongo che, dichiarato l'avvocato Dossi colpevole di correità al delitto di alto tradimento per omessa denuncia, sia condannato al carcere duro in vita. *)
i) Archivio di Stato di' Milano: Relazione sugli atti inquisizionali, ecc., cit. Risultato e voto sulfavv. Alessandro Dossi, P. N. 2086, eli:., da p. 50 a p. 54.