Rassegna storica del Risorgimento
DUCCO LUDOVICO ; PROCESSI
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1941
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pagina
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19
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La magistrale difesa- di un inquisito bresciano, ecc. 19
La gravità della pena proposta in base alle disposizioni di legge a carico dell'aw. Dossi, parve eccessiva allo stesso proponente, il quale non poteva dimenticare di quanto giovamento fossero riuscite all'inquisizione le rivelazioni di lui, e specialmente quelle dei figlio Antonio: ond'è che in Camera di Consiglio, davanti alla stessa Commissione, presentò le attenuanti che militavano a favore di lui, e modificando la dura primitiva proposta, aggiungeva: Il suo delitto è quello dell'omessa rivelazione. Egli era un padre che doveva accusare il proprio figlio, considerazione che sembra renderlo in sommo grado meritevole della Grazia Sovrana. Fu quindi conchiuso ad unanimità : doversi raccomandare Alessandro Dossi alla Grazia Sovrana. *)
Si chiudeva così il processo contro gì' inquisiti bresciani, ad eccezione però di quello di Silvio Moretti, che doveva avere più tardi il suo epilogo ben più. doloroso, epilogo nel quale l'avvocato Dossi fu chiamato un'altra volta a rappresentare la sua parte. E fu quando per render legale la condanna del Moretti, costantemente negativo in tutto il suo lungo e tormentoso processo, la Commissione per poter applicare il paragr. 430 del Cod. pen. si vide costretta a ricorrere al paragr. 410. Diceva infatti il paragr. 430 che, allorquando resistenza del reato veniva provata, non con la confessione dell'imputato, ma soltanto col mezzo dei correi (e questo era il caso del Moretti), la condanna non poteva oltrepassare i vent'anni di carcere. Ma anche per l'applicazione di questo paragrafo, era necessario, in base al disposto del successivo paragr. 410 che la reità dell'inquisito venisse confermata dai correi dopo la loro condanna.
Di conseguenza nei giorni 9 e 10 maggio 1820, Ducco, Antonio Dossi, Vincenzo Martinengo e Pietro Pavia, alla vigilia della loro partenza per Lubiana, e l'avvocato Dossi, in qualità di testimonio, perchè assolto, venivano invitati a ripetere davanti la Commissione le accuse contro il Moretti già formulate in processo.
Il Ducco, i due Dossi, padre e figlio, le confermarono senza reticenze e pentimenti, come se si trovassero davanti a Dio e al loro Sovrano, Martinengo e Pavia tentarono, troppo tardi, riserve e rettifiche che il Sal-votti chiamò poi sarcasticamente manifesto effetto della scuola del car* cere; ma la conferma volata dal paragr. 410 era pienamente raggiunta, e il Moretti poteva quindi essere legalmente condannato.
*) Archivia ài Stato di Milano: Protocollo dello Sessioni relative al Processo di Milano, 1823. Scss. N. 109, da f. 418 a f. 424.