Rassegna storica del Risorgimento
MODENA ; GIORNALISMO
anno
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1941
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pagina
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23
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/ giornali politici modenesi, ecc. 23
del 1 luglio, nell'articolo La plebe e gli agitatori e ripetuta da F. Carbonieri nel n. 12 del 7 luglio.
E impossibile che togliendo ogni idea di soggezione al popolo la società duri; il popolo non può avere idea di libertà, perchè egli né gode di libertà, né patisce di tirannide; la plebe sarà sempre plebe; il potere non sarà mai suo... La destinazione naturale della plebe fu e sarà sempre il lavoro materiale e la clientela verso le classi alte, la condanna all'inerzia dell'intelletto e all'ignoranza. Essa è il braccio dello stato e nulla più; se verrà chiamata alle opere dell'intelligenza e dell'agiatezza sì avrà il disordine e la morte della libertà. Il popolo va istruito, ma nella religione, nella temperanza, nella sobrietà, nell'amore al lavoro, alla tranquillità, alla famiglia, non nelle cose civili, nelle leggi, nelle costituzioni sociali, nelle idee politiche, nei diritti di classe.
Questa ostinazione del Vessillo per ridurre la plebe a pura forza materiale negandole la possibilità di qualsiasi applicazione intellettiva suona strana dopo la propaganda svolta dall'Italia Centrale e dall' Indipendenza Italiana per farla partecipare alla vita politica e dopo .che il Governo con riforme e istituzioni aveva mostrato di tenere in ima certa considerazione il proletario e la si può spiegare come reazione a uno sviluppo del movimento popolare contro l'aristocrazia aumentato in seguito all'opera dei cìrcoli e all'infiltrarsi dei principi socialisti. Certamente in Modena le aspirazioni popolari non andarono oltre rabolizione dei privilegi e se ci fu qualche proposito di soppressione di classe fu un vagheggiamento senza seguito di pochi individui, ma l'esempio vicino di Francia, nella quale l'innalzamento della plebe aveva condotto ad eccessi paurosi, fece credere il pericolo maggiore di quanto realmente fosse: di qui i rimedi estremi che tendevano a prevenire non l'uscita di pochi individui dalla loro classe, ma l'uscita dai suoi limiti della classe intera. Soltanto in questo senso trovano una giustificazione le accuse che il Vessillo lanciò contro gli istitutori del Circolo Patriottico, accuse che divenivano calunnie quando colpivano uomini come Fabrizi, Cannonieri, Soragni, che, se pure seguivano una strada falsa, erano in buona fede, mossi soltanto da quel purissimo amor di patria per cui avevano sofferto lunghi anni d'esilio.
Voi sommuovete l'Italia per dominare, voi istituite i Circoli per imbarazzare i Governi, per estendere le esigenze del popolo, per esaltare il sudiciume della società; voi siete, toltine pochi illusi, mollassimo guasti nelle idee, nemici del regolato e tranquillo vivere, bisognosi di oscillazioni, e di torbidi, qualcuno anche per antichi dolori, odiatore dell' intera umanità, tutti poi ambiziosi, desiderosi di eredito, anelatoli di supremazia, cercatori di autorità *)
t) TI Nazionale ohe prete perse quei to trafiletto se ne difese nel n. S del 3 luglio ricorrendo all'accusa con la quale i giornali modenesi prima colpirono il Diario poi si insultarono I'UIJ l'altro, imputando cioè al Vessillo di essere una seconda Vóce delia Verità,