Rassegna storica del Risorgimento

MODENA ; GIORNALISMO
anno <1941>   pagina <26>
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Leocadia Dalzinl
delle quali dopo la restaurazione si valsero i Duchisti per screditare come anarchico il Governo Sardo o per smentire la asserzione di voto universale di Modena di fondersi con Carlo Alberto.
I Modenesi quando compresero che non dal Sauli, ma dal Piemonte soltanto poteva venire un rimedio, dovettero adoprarsi per far conoscere a Torino le condizioni del paese ed è probabile che da un corrispon­dente di Modena siano stati inviati nella prima metà di luglio gli articoli inseriti nei numeri 159 e 163 del Risorgimento sull'ignoranza e sull'amore pel Duca che regnavano nelle provincie estensi, come egualmente è pro­babile che sieno stati i Modenesi a valersi degli elementi piacentini e parmensi della Camera per ottenere l'accettazione di una energica legge d'eccezione contro coloro che ostacolavano la pubblica quiete nei Ducati. Questa legge, proposta al Parlamento Subalpino nella tornata del 10 luglio dal deputato Pietro Gioia, che a mostrarne la necessità riferì di disordini avvenuti a Piacenza per opera dei Gesuiti e si soffermò sulla terribile insistenza con cui il partito retrogrado lavorava a Parma, a Reggio a Modena, dappertutto più che non si pensasse, venne accettata in sede di discussione dal Ministro di Grazia e Giustizia Federico Sclopis e dai Deputati Galvani, Siotto Pintor, BrofFerio, Buniva, ma il 12 luglio, dopo i discorsi favorevoli di Siotto Pintor, Sulis e Gioia, il Cavour, relatore della Commissione eletta per farne un esame, la respinse definitiva­mente, appoggiato dai Deputati Guglianetti e Palluel. Oltre che da Modenesi questa legge potrebbe essere partita dagli elementi sabaudi del Ducato, dai due Commissari ad esempio, dal Menabrea o dal gene­rale Sambuy, i quali, venuti a conoscenza dello scarso entusiasmo per la dedizione e d'altra parte comprendendo che la posizione dei Piemon­tesi si faceva sempre più precaria, non solo per l'incerto svolgimento della guerra, ma anche per l'unione sempre più dubbia di Modena e Reggio e 'per la lontananza del Mal musi l) che era più di ogni altro fornito di senso pratico e di una conoscenza esatta delle condizioni speciali di quelle provincie* volevano prevenire una reazione duchista o in tale eventualità prepararsi una giustificazione. Ad ogni modo, sia da ele­menti sabaudi, sia modenesi, non c'è dubbio che la Legge Gioia partì da Modena non da Torino; non è neppure da escludere che sia stata pro­posta da Sabaudi e Modenesi insieme, perchè il Vessillo, giornale liberale e nello stesso tempo ufficiale del Governo Piemontese, nei numeri 18 e 21 ne appoggiò l'accettazione e quando venne respinta nel n. 22 del 20 luglio così biasimò la Camera.
0 II M Ira usi dopo la caduta del Governo- Provvisorio tri era ritirato a Bologna.