Rassegna storica del Risorgimento

MODENA ; GIORNALISMO
anno <1941>   pagina <41>
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I giornali politici modenesi, ecc. 41
perdersi in lunghi elenchi di notizie, di cui non mancavano gli altri giornali, aderì all'invito di G. M., evidentemente Giuseppe Malmusi, che l'aveva esortata a spiegare al popolo.
La forza dei termini sui quali si aggiravano le questioni politiche del giorno, dato che molti non sapevano che fosse costituzione e repubblica, la differenza che passava tra libertà e indipendenza, aristocrazia e democrazia, comunismo e uguaglianza politica.
Nell'attendere a questo compito fu animata da un proposito con-ciliativo; cercò di guadagnare il popolo ai principi liberali che mostrò coincidere con quelli del Vangelo e, insistendo sulla necessità delle diffe­renze di classe e insieme sull'uguaglianza di tutti gli uomini dinanzi alla legge e a Dio, procurò di calmare l'invidia e l'odio che poveri, ple­bei e contadini, nutrivano contro i ricchi, i nobili e gli uomini della città. Fu invece implacabile contro i Gesuiti, gli oscurantisti e tutti coloro che attentando alla felicità del popolo gli sussurravano al­l'orecchio parole sinistre con l'idea di farlo troppo timido o troppo ardito o giravano attorno adagio adagio come il gatto intorno alla pendola per dire cose contrarie alle riforme e offrivano coccarde o cartelli da affiggere. Nella prossimità delle elezioni poi volle preparare l'opinione pubblica a questo avvenimento del tutto nuovo e nei numeri 12,13, 14 del 17, 24, 31 luglio con una serie di dialoghi spiegò che fossero i Collegi Elettorali e quali doveri incombessero ai Deputati diffondendosi in modo particolare sulle cinque condizioni di elettorato. Sempre ser­vendosi della forma dialogica cercò di vincere la diffidenza del popolo per tutto quanto sapeva di nuovo; mostrò ai giovani le necessità e i vantaggi della leva e tentò di superare l'ostilità dell'elemento conser­vatore che di fronte alla nuova istituzione della Guardia Civica pen­sava con rimpianto ai militi volontari creati da Francesco IV nel 1831.
Nella terza parte informativa e di attualità prese in esame e risolse in modo più semplice gli stessi problemi che già vedemmo agi­tati negli altri giornali. Per citare un esempio, riguardo alla questione del crescente pauperismo che il Sabba tini nel Vessillo, ai numeri 8 e 11 aveva trattato da economista, La Bonissima, diede ai numeri 9,10, 13, qualche consiglio pratico, come quello di fare una statistica esatta dei poveri e di impedire il loro afflusso in città, ma più, che di trovare un rimedio si preoccupò di destare la coscienza del pericolo.
Stiano in guardia i ricchi che ho udito con le mie orecchie un branco di don­nicciole maledire agli agiati e dir che verrà il giorno in cai strapperanno gli orecchini alle dame e l'orologio ai signori, perchè quando uno ha fame l'altro non deve portare ciondoli d'oro.
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