Rassegna storica del Risorgimento

ESERCITO PONTIFICIO ; STATO PONTIFICIO
anno <1941>   pagina <58>
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Paolo Dalla Torre
In Roma ancora la sera dell'll Febraro vi fu a Piazza Colonna un piccolo ten­tativo di sommossa, che venne subito represso dalla truppa di linea. Venne ampliata e chiamata urgentemente sotto le armi la Guardia Civica. Stante l'avanzare del nemico guidato da Giuseppe Sercognani su Roma, il Generale in capo, Conte Resta, fece ogni sforzo per organizzare un corpo di operazione, raccogliendo tutte le truppe disponibili. Infatti in breve tempo formò un Corpo di circa quattromila uomini tra fanterìa, caval­leria ecHartiglieria, del quale egli stesso assunse il comando, dividendolo in tre colonne, delle quali una marciò nella provincia di Viterbo sotto gli ordini del Generale Galassi, un'altra al comando del Colonnello Lazzaróni Giovanni, di fanterìa, marciò su Civita Castellana, ed il Generale Resta con l'altra si diresse verso la Sabina. Ben presto tanto il Generale Galassi che il Colonnello Lazzarìni ebbero dei fatti d'armi vittoriosi sul nemico presso Otricoli, Civita Castellana, S. Lorenzo alle Grotte, Castiglione in Teve-rina, ecc. Ma il fatto d'armi decisivo fu presso Corese ove il General Resta battè il Ser­cognani, cagionandogli gravi perdite tra morti, feriti e prigionieri, prendendo molte armi, cavalli ed altro, e costringendo il nemico a ritirarsi col resto delle sue forze.
Intanto un Corpo d'esercito Austrìaco d'accordo col Governo Pontificio, dopo aver sostenuto dei combattimenti di poca entità, gradatamente giunse sotto Ancona. I membri del governo rivoluzionario da Bologna di mano in mano si erano trasferiti in Ancona, ma vedendosi circondati da ogni lato, vennero a trattative col Legato Pontificio, Cardinal Benvenuti, che fin allora avevano tenuto presso di lóro in ostaggio, e conclusa con esso una convenzione si dimisero. In seguito a tal convenzione tanto gli armati del Sercognani come quelli dipendenti dagli altri capi si sciolsero. Però questa convenzione non fu riconosciuta dal superici Governo Pontificio perchè il Cardinal Benvenuti non era libero, ma in mano degli insorti. Afiora gli imperiali occu­parono Ancona, le Marche e gran parte dell'Umbria, ed i pontificii occuparono la pro­vincia del Patrimonio di San Pietro, la Sabina ed il resto dell'Umbria, così1 l'ordine fu ristabilito in tutto lo stato.
Nel seguente mese di Luglio gli austrìaci avendo sgombrato l'Umbria, le Marche e quasi tutte le quattro Legazioni, il 10 giunse a Rimini il Colonnello Bentivoglio con fanteria e cavallerìa. In questa città poi sotto gli ordini dello stesso Colonnello Benti­voglio vi fu concentrato un Corpo di truppe forte di circa cinquemila uomini. Il 25 dello stesso Luglio il Bentivoglio poste in armi ed in gran tenuta le sue truppe e fatto formare il quadrato, collo Stato Maggiore si collocò nel mezzo e consegnò la nuova bandiera al 1 Battaglione Granatieri. Essendo stato poi il Colonnello destinato a comandare il corpo dei Carabinieri, [che costituiva allora un bel Reggimento], nel Decembre successivo lasciò il comando del corpo di truppe concentrato a Rimini e fu surrogato dal T. Colonnello Barbieri, di fanteria, distinto ufficiale superiore, reduce napoleonico, come già detto. Questo corpo era stato concentrato a Rimini per rimpiaz­zare l'Armata austrìaca che gradatamente si era ritirata dalle Legazioni, mentre che a Ferrara dal Colonnello Zamboni, del corpo di Stato maggioro generale, [venivano] concentrati mille e più uomini. II Zamboni sullo spirare del 1831 organizzò in Ferrara alcuni corpi, fra i quali due quadroni di cacciatori a cavallo, l) Che dopo la campagna del 1848 con altre recinte formarono il 2 Reggimento Dragoni, e due battaglioni di cac­ciatori a piedi, uniformati alla bersagliere, alla foggia dei Bersaglieri Tirolesi (Austrìaci).
') Tra gli ufficin!? dei Cacciatori a cavallo si notarono dei nobili romani e dello Stato, come Ruspoli dei Prìncipi don Angusto, Capranica marchese dòn Camillo, Vannicelli conte Vanno ed altri.