Rassegna storica del Risorgimento

ESERCITO PONTIFICIO ; STATO PONTIFICIO
anno <1941>   pagina <63>
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Materiali per una storia dell'esercito pontificio 63
mostrarmi degno di un tanto onore e della confidenza in me riposta* Ma per riuscire io ho bisogno di esser secondato nelle mie mire. Quindi prego tanto quelli che fanno parte del Ministero, come tutti i militari nel rispettivo loro grado a unirsi meco con sincerità disimpegnando con zelo ed esattezza le proprie incombenze, soli mezzi onde ottenere utili risultati e quali particolarmente si esiggono nel militare. La pronta obbedienza agli ordini dei superiori, ed una esatta disciplina sono le basi di una ben ordinata Milizia. La sola mia guida è stata la giustizia: mai conoscerò eccezioni come esigerò sempre, che si eseguisca puntualmente quanto prescrivono le leggi e regolamenti militari, che altro non sono se non la volontà emanata dal governo: chi se ne allontana commette un grave delitto che non può restare impunito. Gli ufficiali devono ciò far ben comprendere ai loro subordinati col dargliene essi stessi l'esempio: essendo questo il migliore ed il più giusto dei comandi. L'Armata Romana continuerà a provare che gli Italiani non sono secondi a nessuna Nazione in ciò che concerne la Milizia, sia nella disciplina, nell'istruzione, nella tenuta, sia nella pronta esecuzione degl'ordini che le vengono dati. Non dubitando che tutti quelli che devono meco coope­rare non siano penetrati dell'importanza di un perfetto accordo in ogni parte del servizio, devo lusingarmi anche di poter riuscire ad adempiere l'alta missione a cui sono stato chiamato. Roma, li 27 Ottobre 1848. Il T. Generale: Zucchi, Ministro delle Armi, Lo Zucchi ispezionate le truppe di presidio nella capitale, sullo spirare di Ottobre lasciò Roma per passare in rassegna quelle delle provincie, e circa il mezzo Novembre era a Bologna, con la missione ancora di arrestare la marcia del famoso Giuseppe Garibaldi, che con le sue bande si era introdotto nello Stato Pontificio, e di disarmare i turbolenti nella città di Bologna, e riuscì nel suo intento. La trasgressione del Generale Durando di aver oltrepassato le frontiere dello Stato nell'antecedente Aprile, aveva trovato grande appoggio e sommo favore fra i corpi volontari, ma in particolar modo, nei Corpi Franchi, perchè nelle fila di questi serpeggiava uno spirito [rivoluzionario]. Infatti quei corpi più. che altri erano comandati da individui compromessi nei passati sconvolgimenti politici.e da Fio LX amnistiati nel 1846. Fu già detto, poco sopra, che dopo la campagna del 1848, era stata decretata una nuova organizzazione delle truppe di Linea d'ogni arma e del Corpo dei Carabinieri. Molti di quei comandanti dei carpi volontari con alcuni altri ufficiali di Linea, promossi ai gradi superiori, furono posti al comando dei corpi di Linea, perchè ritenuti più idonei, secondo lo spirito rinnovatore], che prevaleva allora nel governo.
Infatti al momento [degli avvenimenti] sanguinosi del 15 e 16 Novembre del 1848, che risolvettero l'occulta partenza da Roma di Fio IX i fedeli Comandanti erano già stati collocati in disponibilità e riposo. Le truppe regolari in quei giorni, nella massima parte, erano nelle provincie e le poche di presidio in Roma, il 16 Novembre specialmente, furono tenute inoperose per gl'ordini indecisi ed inqualificabili di chi rappresentava il Ministro delle Armi assente. Così i [novatori], che avevano appar­tenuto ai corpi volontàri, o che si erano infiltrati nelle file della Guardia Civica Romana, giunsero ai loro disegni. [Tuttavia] fra tanti sconvolgimenti vi furono molti atti di fedeltà e fermezza al proprio giuramento fra gli ufficiali al superiori che subalterni, oltre non pochi sottufficiali e soldati, i quali seguirono il Sovrano a Gaeta insieme al Generale Zucchi che da Bologna corse presso il S. Padre. Questi ufficiali e soldati, sotto gl'ordini immediati del Generale Zucchi, formarono quindi un corpo di deposito a Pontecorvo, città pontificia nel limitrofo Regno di Napoli, poco lungi dal confine. U S. Padre per sovrana considerazione di tanta fedeltà istituì una apposita medaglia col motto Fidelitaii do portarsi sul petto da ciascun individuo a guisa di decorazione.