Rassegna storica del Risorgimento

BASSI UGO
anno <1941>   pagina <774>
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774 Umberto Beseghi
In una lettera del 5 giugno 1848 a Pio IX, l'Oppizzoni espone, con accento accorato, la sua posizione, narrando in quali difficili circostanze esercitava il suo episcopale ministero:
Beatissimo Padre
Dopo gli scandali avvenuti ancora in questa Città e Diocesi per la fatale predica­zione dei Padri Barnabiti Alessandro Gavazzi e Ugo Bassi, conscio de1 tristi effetti prodotti dalle loro massime nel mio gregge, già io stava per pubblicare una Notifica­zione tendente a porre un riparo alle false dottrine loro, quando d'improvviso il primo di questi da Venezia fece qui ritorno a recare nuovi scandali al mio amatissimo gregge. Confesso nell'amarezza del mio cuore che non mi aspettava che si giungesse a tanto eccesso. Il Signore per un tratto di sua misericordia mi ha dato forza per resistere sotto il peso degli anni agli assalti di gente sedotta, e ben può imaginare la Santità Vostra da chi sedotta. Vengo al fatto.
Avea io disposto per appagare il pio desiderio della popolazione che 1* Imagine della B. Vergine di S. Luca rimanesse esposta in questa Metropolitana per altri tre giorni, e ne avea con pubblico avviso prevenato i fedeli. Poche ore dopo il Gavazzi predicò sulla pubblica piazza, dicendo che la Chiesa del popolo è S. Petronio e che il popolo doveva usare de' suoi diritti e comandare. Queste ed altre peggiori parole ecci­tarono si fattamente gli ascoltanti che, formatasi d'essi una clamorosa deputazione, mi sorprese nella mia stessa Residenza imponendomi di far trasportare la venerata Imagine nella Basilica di S. Petronio. Per ovviare a forti disordini dovetti all'indomani cedere all'imperio delle circostanze, e ben si può comprendere l'impressione prodotta nella sana parte della popolazione. Mentre accadevano questi condannevoli fatti mi giunse l'autografo rescritto della Santità Vostra col quale mi si ingiunge di ordinare un Triduo di risarcimento di gravi scandali recati dai due famigerati barnabiti. Ringrazio sommamente la Vostra Beatitudine di questo conforto che reca al mio cuore e al mio Gero, al mio carissimo Gregge. Se non che mi trovo nella penosa necessità di porle sott'occhio che, facendosi questo Triduo nelle attuali circostanze, vi sarebbe a temere funeste conseguenze e per la presenza del Gavazzi e la sua continuata predicazione, e per l'influenza che ha sulla parte più corrotta della popolazione. Il Clero è troppo espo­sto dopo le perniciose massime predicate; si vanno cercando pretesti per venire a qualche fatto riprovevole, né io avrei la forza di poterlo impedire senza l'appoggio della secolare Autorità. E qui mi trovo in dovere di assicurare la Beatitudine Vostra che questo Emo Legato non mi ha mai fatto parola di essere stato prevenuto prima che giungesse il Gavazzi.
Con tutta riservatezza depongo in seno della Santità Vostra le mie amarezze, non senza pregarla, a nome del mio Clero di volgere benigno sguardo a questa eletta parte del suo fedelissimo gregge, e di compartigli la sua Apostolica Benedizione.
Questa lettera, ama rissimo sfogo dello stato d'animo del cardinale Oppizzoni, il quale, come chiaramente appare, non aveva affatto la collaborazione del Legato, cardinale Amat, non fu inviata direttamente al Pontefice, ma fu trasmessa al cardinale Orioli, con preghiera di presentarla, insinuandogli una proposta, che non si era azzardato di fare direttamente al Papa, e che se accolta, avrebbe tolto l'arci­vescovo dall'imbarazzo.