Rassegna storica del Risorgimento
BASSI UGO
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1941
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790 Umberto BesegU
circostanze ne rende certi che contribuirà moltissimo al buon esito delle provvidenze adottate dall'Emo Commissario pel tanto sospirato ritorno dell'ordine. Per quanto può da me dipendere sia certa l'Eminenza Vostra che nulla trascurerò al benessere di cotesta città, la quale, purtroppo, attesa l'imponenza delle circostanze, ha richiamato tutte le mie sollecitudini.
Con questa lettera si chiude la vicenda del breve di Pio IX diretto ai bolognesi. Il cardinale Oppizzoni fu indubbiamente interprete del pensiero pontificio, sopprimendo la pubblicazione di una lettera, se non estorta, quasi strappata al Pontefice. Resta sempre il dubbio, se una volta ricevuta, la pubblicazione potesse giovare alla situazione e soprattutto alla parte sana, in enorme maggioranza, della popolazione. Ciò che il vecchio presule non riuscì a comprendere fu il mistero imposto dal Soglia a un breve, che tante persone conoscevano. Con fondamento scrive a margine dell'ultima lettera del cardinale Soglia si seppe che il ministro Fabbri stese la lettera del Papa, che la lesse ai deputati di Bologna a Monte Citorio: come si combina colle espressioni della lettera accompagnatoria del card. Soglia? Alcuni dei deputati l'hanno fatta conoscere. Non fu ignota al sig. Farmi, e G-herardi, e al card. Amat. Questo sfogo è tanto più comprensibile, quando si sappia che proprio il prof. Gherardi, membro della commissione bolognese di salute pubblica, aveva direttamente interpellato il cardinale Oppizzoni, e questi, che pur aveva nel cassetto il orette, era stato costretto -a negarne l'esistenza. Cadde così sull'arcivescovo la responsabilità di avere defraudato il popolo bolognese di un elogio papale, che si supponeva assai più vibrante di quello che era in effetto, attirandosi le contumelie di molti, non escluse quelle che il Gabussi stampò nelle sue Memorie. *)
XII. IL RITORNO DI GAVAZZI A BOLOGNA I I
H cardinale Oppizzoni nella sua ultima lettera al cardinale Soglia affermava che i delitti erano cessati, e che il cardinale Amat aveva assunto l'ufficio di Commissario straordinario. Ma un'altra persona assai invisa all'arcivescovo e al clero, era, in quei giorni, tornata a Bologna, chiamata dal popolo e dal Comitato di salute pubblica, affinchè si adoperasse per pacificare gli animi: il barnabita padre Alessandro Gavazzi.
Nell'agosto 1848 egli era a Genova, ove si era trasferito dopo la espulsione dalla Toscana, mantenendo continui contatti con Bologna,
1) I documenti relativi al breve e alle sue vicende provengono dall'Archivio arcivescovile di Bologna: Atti riservati 1848, cartone R208, fase. 5.