Rassegna storica del Risorgimento
BASSI UGO
anno
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1941
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pagina
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792
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792 Umberto Beseghi
a Genova, invitandolo a tornare a Bologna, eleggendolo a pacificatore degli animi.
U nostro generoso popolo dice la lettera ha mostrato di essere degno d'Italia; sìa lode a Dio che tanta ventura ci concesse.
Appena cessato il pericolo e l'inebriamento della vittoria il popolo senti il bisogno di rivolgersi a Dio, e il vostro nome, Padre Reverendissimo, fu sulle bocche di tatti, perchè in voi apprezza l'alta missione del clero di unire gli nomini a Dio.
In mezzo ai generosi sentimenti che sono dati alle masse da Dio, non mancano i tristi che spingono e travolgono il buon popolo alle idee anarchiche di rapina e di saccheggio, fomentando l'odio contro le classi agiate dei cittadini; tali idee, che hanno troppe profonde radici, e che sono alimentate da avere il popolo abbandonato i suoi lavori, trovando mezzo di lucro dandosi all'ozio, reclamano un pronto provvedimento, onde evitare quei mali che ci travolgerebbero in totale rovina.
Il Comitato che ama di tutto cuore il popolo e 1* Italia, confida nel senno e nel caldo amor di patria di voi Padre Reverendissimo.
Conoscendo il vostro cuore confida che comprenderete l'alta missione che vi spetta, e che mostrerete all' Italia che chi vi accusava di turbolento e di anarchico solennemente mentiva.
H Comitato spera che ritornerete fra noi per aiutarci, per dividere la sorte, e far riverire il popolo da chi lo disprezza.
Pensate, Padre Reverendissimo, che al trionfo morale del popolo, noi sacri* fichiamo interamente noi stessi, e forse la fama e la vita.
Volete voi stringere un tal patto con noi?
Pensateci, Padre... A voi più popolare d'ogni altro toccherà lodare la virtù del popolo, come a biasimarne i vizi, onde impedire che le insinuazioni e le arti dei tristi prevalgono; forse per le gravi circostanze che corrono, vi toccherà qualche volta essere troppo severo, e fors'anche ingiusto! Siete voi tanto forte per bere un calice cosi amaro?
Pensateci, Padre, e decidete. ,
Ad ogni modo noi attendiamo una risposta degna di voi, degna del popolo che Vi domanda, e per parte nostra vi garantiamo che dalla Legazione di Bologna godrete perfetta libertà.
La lettera, per quanto ampollosa, è un vero grido disperato di fronte a una situazione resa giornalmente tragica dalle rappresaglie, dalle rapine e dagli omicidi che si susseguivano. In quanto al Gavazzi, per accettare, non aveva bisogno di tanta retorica, non essendo escluso ch'egli stesso avesse, attraverso i numerosi amici, sollecitato un ritorno, che considerava vero trionfo personale.
Rispose il 22 agosto 1848:
Ai desideri e ai bisogni del popolo io non ho mai mancato: fallirci a me stesso se non corressi all'invito della mia patria, espresso cosi generosamente nel loro indirizzo.
Forse mi aspetto in Toscana qualche sgarbo: non lo ricuserò per la mia Bologna.
Ieri ebbi tardi il dispaccio, ed oggi parto sopra un vapore per Livorno.
Quando sarò sicuro li avvertirò di preciso del mio arrivo, onde possano determinare il giorno, e pubblicarlo, che io parlerò al popolo della vittoria.