Rassegna storica del Risorgimento
BASSI UGO
anno
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1941
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pagina
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805
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L'Episcopato bolognese e gli avvenimenti del 1848 e 1849 805
linea nella politica bolognese, oratore nei circoli e candidato alla Costituente, oltre a essere professore di fisica alla Pontificia Università, si assume il compito, in un dialogo fra il calzolaio Andrea e l'intellettuale Filippo, di dimostrare la inefficacia della scomunica, riuscendo, come era nei fini, a convincere l'operaio. In quel dialogo il fisico e matematico Filopanti si presenta come dialettico canonista, discutendo la esattezza della citazione papale degli atti del Concilio di Trento, sostenendone la inapplicabilità. Nel corso del dialogo, Filippo, parlando delle conseguenze della Costituente nei riguardi del potere temporale, esce in questa curiosa affermazione:
... io non so come rubi dei beni della Chiesa colui che nomina dei rappresentanti da mandare a Roma: molto più che la Costituente, ossia Assemblea nazionale dello Stato, non è mandata là per gettare giù il governo temporale della Santa Sede, ma per trovare quel rimedio qualunque che crederà migliore, onde uscir fuori da quella cattiva situazione in cui siamo dopo la fuga di Pio IX. ,
Ventiquattro giorni dopo, Quirico Filopanti presenterà alla Costituente e firmerà il decreto di decadenza del potere temporale! È ben vero che il manifesto-dialogo è un atto elettorale, in quel caotico esperimento che si compiva negli Stati pontifici dell'uso della scheda, della suggestione degli elettori e della captazione dei voti!
Anche l'altra pubblicazione, edita in forma d'opuscolo, da Ugo Bassi, ha carattere elettorale, per quanto il barnabita, col suo solito fervore, si diffonda in affermazioni assai ampie, e sviluppi i suoi ragionamenti con enfasi oratoria.
Il Filopanti, a un certo punto del suo dialogo, fa dire a Filippo, che se Andrea vuol essere convinto della inefficacia della scomunica, si rivolga a qualche sacerdote pur che sia di quelli veramente religiosi bensì, ma che abbiano ancora un pensare sciolto, ed una certa istruzione ed educazione politica. Ed ecco che il sacerdote dal pensare sciolto entra in lizza nella persona di Ugo Bassi.
H barnabita, tornato dalla campagna del Veneto, si era dato con fervore alla politica, frequentando gli ambienti più accesi della città, non esclusi quelli dei compagni reduci dalla guerra. Aveva avute parecchie contese coi parroci bolognesi, che gli contrastavano l'esercizio sacerdotale, in quanto indossava l'uniforme militare. L'arcivescovo, come si è visto, non aveva sollevato eccezioni alla celebrazione della messa, purché si presentasse nelle chiese in regolare veste talare, cosa che il Bassi aveva fatto. A Bologna fungeva da cappellano del battaglione PietrameHara, ma impaziente, attendeva e sollecitava il momento di poter ritornare agli ordini del generale Ferrari, già giunto a Roma.