Rassegna storica del Risorgimento

BASSI UGO
anno <1941>   pagina <813>
immagine non disponibile

VEpiscopato bolognese e gli avvenimenti del 1848 e 1849 813
Trombetti 2, e il vicario generale monsignor Passaponti 1. 2) Esclusi alcuni di questi sacerdoti, ed altri di Cento (don Cassani, don Zannini, ecc.) i quali avevano apertamente professato idee politiche, gli altri voti, pochi in verità, erano certamente dovuti a quegli elettori, che si erano recati alle urne unicamente per evitare noie. Ma la stragrande maggioranza aveva votato con serietà, anche se si era sbizzarrita nelle preferenze, dimostrandosi poco disciplinata alle indicazioni dei Circoli.
Fra i votanti parecchi erano sacerdoti della città e della campagna. Pel bolognese i nomi sono stati tenuti celati, o meglio il cardinale non ordinò indagini per accertarli. Ma a Cento, monsignor Antonio Maria Amadei, ne aveva denunciati alcuni, costringendo l'arcivescovo a far compiere accertamenti. Essi sono don Giacomo Cassani di Rcnazzo, noto per le sue idee liberali, sacerdote colto e insegnante poi all'Università, don Giuseppe Bagni pure di Renazzo, segnalato anche come oratore in comizi, don Bartolomeo C a stelloni di Pieve, don Alessandro Rusconi di Cento, don Antonio Zannini, arciprete e vicario foraneo di Pieve di Cento, e don Giovanni Maria Fabbri, arciprete di Corpo di Reno.
Questa partecipazione di sacerdoti alle elezioni della Costituente, esclusi alcuni casi di costrizione, rendeva ancora più imbarazzante la rigida applicazione del Monitorio, tradottosi in scomunica. Numerosi parroci e confessori avevano già sottoposto all'arcivescovo il grave quesito sul modo di contenersi. Parecchi prospettando l'insuniciente pubblicità dell'atto pontificio, avanzavano una tesi di buona fede in molti votanti. Altri facevano rilevare le dolorose conseguenze per la religione, se una integrale applicazione della scomunica fosse stata compiuta, e i pericoli personali pei parroci di campagna di fronte ad atteggiamenti minacciosi delle locali autorità. Tutti concludevano chiedendo la facoltà di assolvere coloro che erano incorsi nella censura.
In Curia la preoccupazione non era minore, e si volle esaminare, anzitutto, l'efficacia canonica del Monitorio. Si fece quello che i liberali avevano propalato fosse stato compiuto prima delle elezioni. Un com­petente in materia (il prof, don Vincenzo Todeschi), sottopose il 29 gen­naio 1849 al cardinale la seguente risoluzione:
La scomunica, cui accennano le Lettere dì Pio IX date da Gaeta il 1 del 1849 è certamente lata sententia. Il perche risultando da analogo processo, che alcuno abbia contravvenuto alle dette lettere (le quali in sostanza sono una ripetizione del 20 della Cast, di Benedetto XIV: Pastorali* IL Ponte/Ìris 30 marzo 1741) deve torto dichiararsi
<* .
i) Cfr. Commissiono elettorale di Bologna. Rapporto al Preside della Provincia svile
operazioni relative alla nomina dei rappresentanti del popolo alVassemblea nazionale
detto Stato Romano, Bologna, 1849, Tipografia Sassi nelle Spaderie.