Rassegna storica del Risorgimento

BASSI UGO
anno <1941>   pagina <819>
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L'Episcopato bolognese e gii avvenimenti del 184 e 1849 819
Elimosiniero (cap. Vili della Vita dei Santi Padri, volgarizzata dal Cavalca), affinchè esso fosse tenuto presente come norma di contegno. Rifiutando ai messi dell'imperatore la consegna, dei beni della Chiesa, San Giovanni aveva soggiunto: Ma se per forza vuoi fare io non voglio, né posso contraddire. D'altra parte tale era il contegno consigliato e seguito nello Stato, sull'esempio del Vicariato di Roma, e di quelli più prossimi di Faenza, Imola e Ferrara.
Il cardinale Oppizzoni, contrariamente a quanto fecero i vescovi vicini, non pubblicò alcuna protesta. Quale fosse la sua condotta in quelle circostanze, risulta da una annotazione di suo pugno:
MEMORIE 27 feb 49
Mi si presentarono i due consultori Rossi e Giacomelli a nome del Preside perchè proponessi persona di mia fiducia p. eseguire il decreto 13 e 14 corrente Beni ecclesia­stici incamerati.
Risposi con molta calma d'animo che ringraziava questa intenzione che ero fedele ai giuramenti miei. Se ne partirono.
Sarei caduto nelle censure, se anche indirettamente cooperato avessi a questo sacrilego decreto della Costituente. *)
Una risposta dello stesso tenore diede al preside di Ferrara, Carlo Mayr, per quanto si riferiva ai beni ecclesiastici di Cento, zona soggetta alla Diocesi di Bologna.
A una richiesta del Mayr (1 marzo 1849) il cardinale (lettera 6 marzo 1849, n. 123) rispondeva cosi:
NelTesternare alla S. V. Elma i sentimenti di grato animo per la cortese comuni­cazione fattemi delle circolari che richiedono la compilazione degli inventari dei beni Ecclesiastici, senza entrare in materia se fra questi beni sianvi li beni della Mensa, le partecipo che come Vescovo ho dei doveri, ed obblighi che mi legano, i quali debbo seguire in ciò che dalla mia volontà dipende.
La S. V. Ulma farà quello che il di lei dovere, e coscienza le impongono.
All'arciprete di Cento (lettera 27 marzo 1849, n. 149), suggerisce di emettere protesta di non poter acconsentire e che scriverà al suo legittimo superiore il Cardinale Arcivescovo. Cancellate sono le parole e negli atti ulteriori si mostrerà passivo.
La stessa procedura si svolse per l'amministrazione dei luoghi pii. Il preside Carlo Berti Pichat si era rivolto a monsignor Antonio Ganzi per ottenere la sua collaborazione.
A voi cittadino scriveva il 19 marzo 1849, lettera n. 2354 di cui conosco la rettitudine e la probità spetta di far parte della Commissione* e spero non vorrete
1) Archivio arcivescovile di Bologna; Atti Congregazione consultiva, cartone Q-56, fase 152.