Rassegna storica del Risorgimento

BASSI UGO
anno <1941>   pagina <824>
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824 Umberto Beseghi
Il Pasi scontò in seguito l'audacia di quei giorni con un processo davanti al tribunale ecclesiastico.
Il 15 maggio, le condizioni della città erano tali da rendere inutile la resistenza. Una deputazione di popolani si era recata al quartier generale austriaco, ma aveva riportato patti durissimi di resa. Unica concessione era la sospensione delle ostilità fino alle 5 antimeridiane del giorno 16. Fu in queste poche ore che la Municipalità decise di invocare l'intervento del cardinale Oppizzoni. L'ottantenne porporato accettò, e alle quattro e un quarto circa del mattino del 16 maggio, uscì dalla città per recarsi al quartiere generale austrìaco accompagnato da tre sacerdoti: il canonico Giulio Donnini, don Vincenzo Sola suo segretario particolare e don Stefano Galuppini, e dal suo maggiordomo, il cava­liere Giovanni Pietro Hedin. La deputazione cittadina era formata da Antonio Zanolini, Giuseppe Gandolfi, Raffaele Aldini, Luigi Pizzardì, G. Malvezzi, Paolo Silvani, Carlo Marsili, il colonnello Lodovico Mare-scotti e il comandante dei carabinieri. L'intera deputazione, divisa in sei carrozze scortate da quattordici carabinieri, si avviò a Borgo Panigale, alla villa Walmy ove aveva sede il quartier generale austriaco. *' Colà, insieme al Wimpffen e al Gorzkowski, vi era anche monsignor Gaetano Bedini, munito di poteri straordinari come Commissario pontificio per le quattro legazioni, ufficio che avrebbe esercitato man mano che l'occupazione austriaca riconquistava le provincie alla Santa Sede. Nel gennaio il Bedini era giunto in incognito a Bologna per indurre il De Latour ad abbandonare la città con i suoi svizzeri per portarsi a Gaeta in difesa del Papa. H progetto era fallito per la pronta e vivace reazione popolare, e a far desistere il De Latour, aveva in certa parte, contribuito anche l'Oppizzoni, preoccupato delle gravi conseguenze che sarebbero derivate dalla partenza delle truppe svizzere.
Quale contributo il Bedini abbia portato alle trattative della resa, non è chiaro. La sua posizione al quartier generale era senza dubbio singolare. L'inviato politico e amministrativo del Governo pontificio, lasciava che il comando austriaco taglieggiasse le città dello Stato del quale era il rappresentante, benché le contribuzioni di guerra aggra­vassero l'impoverimento del paese.
A Borgo Panicale le trattative si svolsero fra il cardinale Oppizzoni, il Wimpffen e il Gorzkowski, il generale galiziano destinato a governare le Legazioni. Le condizioni della, resa furono notevolmente mitigate. Oltre alla consegna delle porte della città (le chiavi furono ritirate non
i) Questo notìzie sono desunte da un appunto rinvenuto fra le notificazioni (cartone VHI) nell'Archivio arcivescovile di Bologna.