Rassegna storica del Risorgimento

RICASOLI BETTINO
anno <1941>   pagina <853>
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Bettino Ricasoli agricoltore e politico, ecc. 853
della guerra che le potenze stavano combattendo contro il colosso russo; della possibilità che si estendesse; della neutralità mal fida delT Austria; degli scivolamenti che, l'estendersi della guerra, potevano far nascere nei paesi mal composti e in condizioni violente. Era questi 1*Italia. Ed ecco la gran questione: PItalia, PItalia unaì
Erano il Bicaaoli ed i suoi amici per Punita d'Italia ?
Se avessi l'animo disposto a farne uno studio, potrei, col materiale che ho a dispo­sinone, esaminare a fondo la questione, me ne farei un giudizio mio particolare e lo esporrei in attesa di confutazione; ma io non voglio anticipare ai lettori dei Carteggi Ricasoli il piacere di scoprire nelle lettere e nei documenti che pubblicheremo, quali fossero i pensieri del Ricasoli in proposito. Mi limiterò a citare, per maggior chiarezza del documento più sotto pubblicato, brani di lettere che già figurano in Lettere e docu­menti controllati con gli originali dell'Archivio di Brolio e di altri Archivi pubblici e privali.
"È del 25 marzo 1848 (I, 321322) la lettera del Ricasoli al fratello, in marcia verso il Campo italiano in Lombardia: Si diceva essere entrati in Milano i piemontesi. Quello che non è sarà; cioè che Italia tornerà una*. Una, in unico Stato o un'Unione federa­tiva di Stati italiani ?
Ed ecco l'amico Lambruschini, dal suo S. Cerbone, scrivere al Ricasoli, in postscriptum, 1* 8 giugno 1848 (I, 357): Mi pare che quella insistenza dei giornali genovesi, e non so se anco piemontesi, pel Regno unico italiano, cominci a divenire seme di discordie. In bocca loro già è poca generosità, perchè si tratta di acquistare non di perdere. Poi i modi son cattivi. Io vorrei che, lasciando comporsi il forte Regno Subalpino, si pensasse a combattere e vincere, non a scomporre gli altri Stati. Non ti pare ?. La Toscana dunque doveva rimanere Stato a sé, sia pure legata col forte Regno Subalpino per vincoli di sangue.
Vincenzo Salvagnoli, più esplicito (I, 358), scriveva al Barone il 13 giugno: La Patria deve sempre sostenere che in Italia vi devono essere più Stati, e fra questi la Toscana ingrandita della Lunigiana, di Massa e Carrara. Un po' più d'ambizione, ma siamo sempre alla Toscana. Non nhìynga poi il Ricasoli, una iniqua calunnia quella lanciata contro i direttori della Patria, di fautori di Carlo Alberto e di promotori di sot­toscrizioni per Vunione al Regno italico ? (Lettera al fratello del 14 giugno 1848, I, 360).
Sempre nel 1848, il 24 agosto, quando già le grandi speranze riposte nell'esercito piemontese erano oramai tramontate sotto l'impressione dell'Armistizio Salasco, l'idea federativa è ripetuta chiaramente, ma per ora la ritiene impossibile. Infatti in una let­tera al Salvagnoli (1,380) si legge: Se oggi il Regno Lombardo-Veneto fosse uno Stato italiano come il Piemonte, come la Toscana ecc. e col Piemonte, la Toscana, il Papa e Napoli formassero una lega e federazione a tutti gli effetti politici ed economici del complesso dei loro Stati con la condizione di assimilare i loro interni statuti; e per mezzo di questa federazione e lega stiantisi, come in uno Stato solo, dassero la richiesta unità federativa, non si potrebbero dire stabilite le cose italiane ? Non sarebbesi otte­nuto pur finalmente l'intento ? A me pare di sì . Sempre, sempre la Toscana, col suo Granduca, fosse pure austriaco I
E venne il 1849 con tutte le sue tristi conseguenze e, con queste, svanirono le speranze federative, regionalistiche e, se si vuole, unionistiche. Solo Vincenzo Salva­gnoli, scrivendo ad Eleonora de* Pazzi, vaticinò: Oggi, 25 maggio 1849, gli Imperiali sono entrati in Firenze. Fra dieci anni il figlinolo di Carlo Alberto, sarà Re d'Italia.
Nel decennio successivo, Bettino Ricasoli, sfiduciato, triste e solo, fra tutti gli Stati italiani, s'interessava al solo Piemonte; e l'interesse si accentuò quando il piccolo