Rassegna storica del Risorgimento

RICASOLI BETTINO
anno <1941>   pagina <856>
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856 Mario Nobili
Io sono di opinione che la pace sia Untano* Quando la Russia atea armi e terri­torio interi fu restia all'accettazione delle condizioni di pace: ora che ha perso tanto, non vorrà rinunziare all'eventualità che potrebbero renderle il perduto, e farla risorgere. Non è proprio di ciò che vive lo stare stazionario; così credo che gii alleati porteranno la guerra in altri punti dell'Impero Russo; non credo che VAustria possa essere lunga­mente in questa neutralità. Se si dichiara per gli alleati, la Russia farà un colpo disperato e forse rifarà la Pollonia, solleverà l'Ungheria, ecc. Se si dichiara per la Russia, che faranno gli alleati ? non saprei dirlo, ma credo che non cederanno. In ogni caso la guerra si dilaterà; e dilatandosi la guerra cominceranno gli sconvolgimenti in quei paesi che trovansi mal composti e in condizioni violente. Fra questi Vltalia. Io credo che Vltalia si troverà nuovamente indotta ad agitare i suoi destini. Ma dove sono gl'Italiani ? Ecco per me la punta della spada che mi trafigge. Veggo dei Siculi, dei Napoletani, dei Romani, dei Toscani, dei Lombardi, dei Piemontesi, e questi sono peggio di tutti, ma degl'Italiani non veggo. Quando di 25 milioni 16,12 fossero veramente d'Italiani, non si dovrebbe temere per Italia. E se Italia non fa da sé, Italia sarà sempre miserabile. Sia pure secondata, cooperata da Inghilterra e Francia, ma occorre che faccia da sé, onde le nuove sue sorti sieno migliori delle passate. Se Italiani vi fossero, non sarebbe difficile rifare Vltalia. Italia una, monarchica, dinastia di Savoia, capitale Roma; 12 miglioni d'Italiani così vogliono. Cosa di più semplice e vera di questo. I dodici miglìoni che dissentono si conquistano. Il nucleo di valorose armate sta con la Dinastia che dovrebbe dare il primo Re d'Italia; presto con quel nucleo si avrebbe un valoroso esercito. Senza gl'Italiani-, credo che Vltalia abbia poco a sperare. Guai se le sorti d'Italia si dovessero rifare al tavolino. Due grandi impedimenti sono in Italia: Principi e Papa. La rivo­luzione e la conquista possono sole togliere questi impedimenti; come si potrebbe a tavolino accomodare Principi e Papa e fare una Italia? Ripeto non vedo che due mezzi: Rivo­luzione e conquista. Piemonte è meno italiano di tutti; politica gretta e meschina. Ricusano chi vorrebbe ingaggiarsi nell'esercito piemontese, se non è statista. Io ho veduto rifiutare un toscano gagliardo e giovane. Si può fare di peggio ? Diceva bene Gioberti, quando chiamava il Piemonte municipale. Cosa dunque sperare se nuove agitazioni sorgessero in Italia ? Per avere una Italia una si dovrèbbe accettare anco il diavolo. Se Italia resterà così divisa e mutilata la sua rovina intellettuale ed economica è inevitabile. Oggi non c'è avvenire che per le grandi nazioni. Italia diverrà mentecatta. Eccoti ciò che non ti ho scritto a Vienna, né a Trieste e ti scrivo a Torino.
Domenica darò una corsa in Maremma. Se potessi sapere quando sbarcherai a Livorno, verrei a riceverti. Avvisami quanto puoi.
La Signora Giulia me l'ha fatta brutta. Seppi a BadenBaden che elVera a Parigi quando io pure c'era. Cercarmi dopo partito è triste cosa e me ne lagno.
Andrò giovedì 4 a Città di Castello per 7 o 8 giorni.
Oggi si vendemmia quella poca d'uva.
Vogtimi bene Sono tuo aff.mo fratèllo
Bettino.
P. S. Conto che fino dopo il 15 ottobre tu non sia a Livorno. Bisogna però che ci sbrighiamo ad andare in Maremma. Tu sai che se in agricoltura non si fanno le fac­cende al loro tempo, si perde un anno. Appunto per questo comprai subito le macchine onde metterle subito in azione, almeno per fare una pruova di discreta proporzione e conoscere Vanno prossimo a che ci dobbiamo attenere. Se io non avessi fatto così, si discorrerebbe, si discorrerebbe, si discorrerebbe, cosa per me eccessivamente noiosa. Senna fare non si arriva a nulla. Per concludere qualche cosa bisogna fare, e fare di proposito e di seguito. Se tu avevi sdraiato le viti dell'Argentale, credo io, che avresti avuto Fuva; intanto ecco perduto Vanno. Vedi cosa si ottiene con la massima tua di fare servire la cose a noi. Caro Cencio, sono più le massime speciose che le massime vere; e guai alia realtà; cioè guai a chi le segue. Ti abbraccio.