Rassegna storica del Risorgimento

1861 ; ROMA ; CAVOUR, CAMILLO BENSO DI
anno <1941>   pagina <857>
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Cavour e la proclamazione di Roma capitale, ecc. 857
CAVOUR E LA PROCLAMAZIONE DI ROMA CAPITALE
MARZO 1861
La memoranda discussione alla Camera dei deputati sulla interpellanza di Rodolfo Audinot, iniziata il 25 e terminata il 27 marzo 1861, si chiuse con la approvazione dell'ordine del giorno Bon-Compagni che era firmato anche da Bacaseli, Audinot, Galeotti, La Farina, Torelli, Jacini, Poerio, Caracciolo di Bella e da parecchi altri fidi amici del Conte di Cavour.
Era, come è noto, del seguente tenore:
La Camera, udite le dichiarazioni del Ministero; confidando che, assicurata la dignità, il decoro e l'indipendenza del Pontefice e la piena libertà della Chiesa, abbia luogo di concerto con la Francia l'applicazione del principio di non intervento, e che Roma, capitale acclamata dall'opinione nazionale, sia resa all'Italia, passa all'ordine del giorno.
Fu approvato altresì l'emendamento proposto da Oreste Regnoli che, giustamente, sostituiva alla parola resa quella: congiunta.
La discussione che precedette la approvazione, avvenuta, come nota il verbale, alla quasi unanimità, e tra gli applausi delle tribune, era stata però alquanto vivace e specialmente per le parole: di concerto con la Francia. Tra gli oppositori più decisi furono il Petruccelli della Gattina, il Regnoli, Filippo MeUana, Giuseppe Ricciardi. Altri quattro ordini del giorno del Macchi, del Greco, del Petruccelli e del Ricciardi si contrapponevano a quello ministeriale. Cavour, che già il primo giorno aveva ampia­mente risposto alla interpellanza col famoso discorso del 25 marzo, intervenne ancora nel dibattito il 27 marzo, poco prima del voto, a difendere con abile energia l'ordine del giorno Bon-Compagni.
Quell'ordine del giorno, afferma l'Arbib, l) era scritto secondochè narrano le nostre istorie di proprio pugno dal grande Ministro. Non sappiamo a quali istorie l'Arbib si riferisse: ne tacevano, tra quelli che avevan scritto prima di lui, il De la Rive, il De Mazade, il Treitschke, il Chiala, il Bersezio, l'Orsi, lo Zanichelli, come non vi hanno alluso dopo Whyte, Thayer, Paléologue, Cappa, Fanzini.
Niente però impedisce di crederlo. La interpellanza, dopo l'insuccesso delle trat­tative con la Santa Sede e l'espulsione di Diomede Pantaleoni da Roma, era stata certamente presentata e svolta dal deputato di Bologna in pieno accordo col Governo. Per desiderio del Ministero e per accordi presi con esso dice il Bersezio;2) d'ac­cordo col Conte di Cavour asserisce il Chiala;8) indotto dal Cavour stesso rinforza il Tivaroni. *) È logico quindi che Cavour dovesse anche occuparsi, in una questione d'importanza e delicatezza supreme, della formula che avrebbe chiuso il dibattito e hen naturale appare, anche prima di quella dell'Arbib, la affermazione del Massari che li termini deH'o. d. g. proposto dal deputato Bon-Compagni erano stati matu­ramente ponderati e concordati pienamente col Conte di Cavour,s)
1) ARBIB, Cinquanta anni di Storia Parlamentare Roma, 1900, voi. H, p, 574.
2) BERSEZIO, Jl Regno di Vittorio Emanuele //, libro VII; Torino, 1898, p. 548.
3) CHIALA, Giacomo Dirai; Torino, 1896, I, p. 862. *) TIVARONI, VItalia degli Italiani, II, 390.
5) MASSARI, Jl Conte di Cavour; Ricordi biogtajici Torino, 1873, p. 417.