Rassegna storica del Risorgimento
1861 ; ROMA ; CAVOUR, CAMILLO BENSO DI
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1941
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860
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860
Gino Bandirli
credere che fosse rimasto tra le carte del deputato di Bologna al quale era stato forse consegnato dal Cavour mentre concertavano la interpellanza e perchè egli ne intonasse a quelle idee lo svolgimento.
Come si vede dall'autografo qui riprodotto, nel primo getto Cavour aveva scritto:
La Camera confidando che assicurate la dignità ed il decoro del sommo Pontefice, e la piena libertà della Chiesa, (si) agevoli alla Francia il richiamo delle sue truppe, onde i Romani possano liberamente emettere il loro voto sulla sorte della loro città chiamata ad essere per ineluttabile necessità la naturale capitale ó"Italia [sottinteso: passa all'ordine del giorno].
Poi, migliorandolo, il testo fa emendato cosi:
La Camera confidando che assicurato la dignità ed il decoro del sommo Pontefice, e la piena libertà delia Chiesa sia agevolato atta Francia il richiamo delle sue truppe, onde i Romani possano liberamente emettere il loro voto sulla sorte di Roma naturale e necessaria capitale d'Italia.
Semplice ritocco 0 primo nel volgere il costrutto da (ai) agevoli a sia agevolato sebbene, se non dobbiamo trascurare neppure le sfumature, valga ad attenuare, con maggior riguardo alla Alleata, il diretto rapporto tra causa ed effetto. Ma, sicuramente, felice e significativo mutamento il secondo, col quale si introduce nel testo il nome di Roma, che, prima, era indicata soltanto come la città loro [dei Romani]: adesso invece quel nome risuona gagliardo come uno squillo e non più come quello della città dei suoi abitatori ma della città che è comune retaggio e madre comune di tutti gli italiani e cioè, con frase molto pia snella e più vigorosa: Roma naturale e necessaria capitale d'Italia.
Superfluo far rilevare quanto questa espressione sia più energica, più appropriata e più bella anche dell'altra che ne prese il posto nel definitivo testo parlamentare (Roma, capitale acclamata dall'opinione nazionale, sia resa all'Italia) dove i concetti così felicemente affermati in quei due aggettivi naturale e necessaria sono, purtroppo, scomparsi.
Quanto alla sostanza, sono da rilevare alcune differenze notevoli in confronto con Po. d. g. BonCompagni: ma, anzitutto, appare evidente nel primo testo una più stretta rispondenza all'argomento della interpellanza. L'Audinot aveva infatti chiesto per quale ragione il principio del non intervento solennemente promulgato dalla Francia e dall'Inghilterra durasse offeso nella occupazione militare di Roma e territorio circostante, quali criteri avesse il Ministero per la risoluzione del problema delle due potestà riunite nel Pontefice; per ultimo se non paresse opportuno, non solo affermare all'Europa il diritto d'Italia su Roma, ma eziandio il proposito di rendere sicuro lo esercizio della potestà spirituale e di mantenere lo splendore del culto cattolico .
Il testo di o. d. g. originariamente preparato da Cavour e, con ogni probabilità, consegnato all'Audinot contiene una diretta risposta a queste domande: cioè, invertendo l'ordine, dalla risposta alla seconda domanda che consiste nel solenne proposito di assicurare la dignità ed il decoro del Pontefice e la libertà della Chiesa fa scaturire la risposta alla prima domanda, poiché, pur sorvolando, come è naturale, sulla ragione della perdurante offesa al principio del non intervento, esprime la fiducia che l'attuazione da parte dell'Italia di quel proposito renda più agevole alla Francia di por termine alla violazione di quel principio. Nel testo approvato dalla Camera la risposta è, invece, assai meno diretta ed esplicita.
Tra le altre differenze la più importante è quella che nella redazione primitiva non si parlava menomamente di concerto con la Francia. L'intendimento e la