Rassegna storica del Risorgimento

1861 ; ROMA ; CAVOUR, CAMILLO BENSO DI
anno <1941>   pagina <861>
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Cavour e la proclamazione di Roma capitale, ecc. 861
decisione da parte dell'Italia di assicurare la dignità ed il decoro del Pontefice e la libertà della Chiesa erano unilaterali, non dipendevano da preventivo accordo con altra Potenza, erano una spontanea manifestazione della sua volontà di Stato sovrano. Alla Francia ci si riferiva unicamente per confidare che dino" a quell'intendimento ed a quella decisione le sarebbe stato più facile ritirare le sue truppe da Roma: di compiere cioè quell'atto cui' Cavour avea sempre tenuto fisa la mira, preparandolo ad attendendolo* perchè doveva ridonargli la sospirata libertà di movimento e che, meno di un: anno innanzi, avea creduto di avere già in pugno alla vigilia della Spedizione dei Mille quando, invece, questa aveva fatto cadere nel nulla l'accordo già ormai concluso tra la Francia e il Pontefice.
Altra differenza importante è quella concernente il non intervento, l'invoca­zione del quale significava l'accettata subordinazione dell'azione italiana al dichiarato disinteressamento delle Potenze straniere. Nel testo cavouriano primitivo non si fa appello a quel principio, ma l'annessione di Soma vi è invece concepita, al pari di quelle già compiute, esclusivamente come la conseguenza della libera espressione di volontà, mediante il plebiscito, della popolazione romana: espressione alla quale si afferma, arditamente, essere di impedimento soltanto la. permanenza delle truppe francesi. Nel testo parlamentare, invece, non soltanto si invoca anche ormai che il Regno d'Italia è già stato proclamato- quel principio delcc non intervento che richia­mava i tempi nei quali il Regno non esisteva, ma si attende di ottenerne l'applicazione di concerto con la Francia; e, per di più, si rinuncia ad affermare il diritto anche per la popolazione romana di decidere del proprio destino col plebiscito.
In altri termini, nel suo pensiero originario, Cavour prevedeva una successione di tre tempi:
1 l'Italia intende assicurare ed assicura il decoro e la dignità del Pontefice e la libertà della Chiesa;
2 la Francia, avuta certezza di ciò, richiama le sue truppe da Roma;
3 i Romani, liberi dalla occupazione straniera, sono allora posti in condizione di emettere il loro voto sulla sorte di Roma, naturale e necessaria Capitale d'Italia. Con l'o. d. g. BonCompagni invece, restando invariato il primo tempo, agli altri, due si sostituiscono i seguenti:
2 mediante trattative da svolgere di concerto con la Francia si ottiene l'ap­plicazione del principio del non intervento;
3 Roma è resa (o congiunta) all'Italia, senza menomamente indicare in qual modo ciò debba avvenire e, cioè, se per effetto di trattative, o per atto di forza o per volontà di popolazioni.
Ognun vede che il divario fra i due testi è, in questo punto fondamentale, molto rilevante. Né si pud pensare che Cavour dalla primitiva concezione abbia ripiegato senza gravi motivi su quella rappresentata dal testo dell'o. d. g. Bon-Compagni Pacaseli che gli meritò dagli oppositori le facili critiche che non avrebbero avuto il menomo fondamento od appiglio dinanzi all'ordine del giorno quale, dapprima, Cavour l'aveva pensato e redatto.
Né è privo di contenuto e di significato l'aver sostituito nel testo ultimo la indi­pendenza del Pontefice alla libertà della Chiesa. In quello primitivo, che, anche sotto questo aspetto, è veramente aderente alla concezione cavouriana, erano affer­mati e tenuti distinti due concetti di contenuto nettamente diverso: la dignità e il decoro del Pontefice e, inoltre, la libertà della Chioso. Nel testo presentato alla Camera di questo secondo concetto non è più fatta espressa menzione. E l'attributo della